Non solo Inter e Milan hanno “collaborato” attivamente a determinare il prezzo con il quale il Comune di Milano ha venduto lo stadio di San Siro a Inter e Milan (dando la valutazione del bene, presa per buona dall’Agenzia delle Entrate), ma hanno anche provveduto a verificare le criticità del Meazza rispetto ai parametri richiesti dalla Uefa per ospitare le partite del Campionato europeo. Bocciandolo.
Il report su San Siro mai controllato dagli uffici comunali
Non solo, quando i club hanno comunicato le asserite lacune, Palazzo Marino, allora proprietario dello stadio, non ha ritenuto necessario verificare se quanto asserito dai futuri acquirenti di San Siro fosse vero. Il Comune si è cioè “fidato” del foglio Excell redatto da chi stava comprando lo stadio…, senza controllare se quanto scritto rispondesse alle condizioni reali dell’impianto.
L’accesso agli atti svela l’ultimo tassello dell’operazione San Siro
L’ultimo dettaglio della cessione dell’area di San Siro è emerso grazie all’accesso agli atti effettuato dal consigliere Enrico Fedrighini presso l’assessorato allo Sport.
In un corposo scambio di mail con l’assessora Martina Riva, infatti, Fedrighini ha chiesto di sapere come e da chi erano state determinate le “non conformità” (circa il 50% dei parametri non rispettati, secondo il foglio Excell reso pubblico proprio da Riva qualche giorno dopo la vendita) sottolineate dal Delegato Uefa, Daniele Uva. “Non conformità” che sono state poi una delle principali giustificazioni addotte dalla giunta di Beppe Sala per vendere stadio e aree proprio a Milan e Inter.
Le domande di Fedrighini
Scrive Fedrighini il 28 novembre scorso all’assessora Riva: “sto chiedendo di inviarmi tale documentazione prodotta dall’amministrazione comunale, che ha certificato tali non conformità. È mio interesse sapere:
1) chi e come ha materialmente prodotto tale documentazione;
2) per conto di quale struttura dell’amministrazione comunale è stata prodotta tale documentazione;
3) in merito ai sopralluoghi necessari per attestare le non conformità, quante/quali verifiche/sopralluoghi sono stati svolti, in quali date, e da parte di quale struttura dell’amministrazione comunale”.
E l’ammissione di Riva
Quattro minuti dopo la risposta della Riva: “Non ci sono ulteriori documenti. I dati forniti da Mi Stadio (società di Milan e Inter che gestisce il Meazza, ndr) al Comune e dal Comune a FIGC sono quelli riportati nell’allegato inviatole. Come può vedere, sono dati tecnici che hanno a che fare con elementi oggettivi (numeri di posti, misurazioni ecc) e che, quindi, non hanno richiesto alcun sopralluogo da parte dell’amministrazione”.
L’omessa verifica
Poche righe nelle quali l’assessora Riva ammette che i dati sono stati forniti dai club e che Palazzo Marino non ha effettuato alcun controllo su quanto da loro asserito. Un particolare non secondario.
Normalmente, se un’amministrazione dà in affitto un bene pubblico a un soggetto in base a una concessione, qualora richieda un rapporto sullo stato del bene, se lo fa mandare dal concessionario e poi verifica la veridicità di quanto sostenuto, attraverso le sue strutture. Proprio per evitare che il concessionario indichi dati sbagliati.
Una procedura normale, soprattutto se chi ha in uso il bene pubblico (in questo caso Milan e Inter) ha anche l’obbligo contrattuale di investire metà del canone d’affitto annuale (circa 5 milioni di euro) alla manutenzione del bene.
Una pratica che diventa poi necessaria se chi ha in uso il bene pubblico ha anche avviato l’iter per l’acquisto del bene stesso. Una questione di buon senso, prima ancora che di buona amministrazione. Invece per Palazzo Marino quelle verifiche non erano necessarie. L’amministrazione si è “fidata” della parola dei club.
Il circolo vizioso del report
Così il report – non verificato da alcun tecnico o ufficio comunale – è stato girato dai club al Comune, da questo alla Federazione Italia Gioco Calcio e dalla Figc è stato passato al Delegato Uefa, Uva, che ne ha fatto materia di discussione con Palazzo Marino, il quale ha infine venduto il Meazza a Inter e Milan, giustificando la vendita anche in base a quel report. E il circolo si è chiuso. Senza controlli…
Ma non esiste un documento ufficiale della Uefa su San Siro
Resta solo da ricordare che – e qui sta l’ennesimo paradosso – agli atti del fascicolo di vendita di San Siro, non esiste alcun documento ufficiale della Uefa che attesti inidoneità del Meazza per gli Europei, come svelato da un altro accesso agli atti, effettuato dal Comitato promotore del Referendum x San Siro.
“Il Comune di Milano non dispone ad oggi di alcun parere da parte dell’associazione calcistica UEFA relativamente all’idoneità tecnica dello stadio G. Meazza”, certificava Palazzo Marino il 9 ottobre scorso (come raccontato da La Notizia). Evidentemente anche a Ginevra si sono fidati delle parole dei club.