San Siro, la svolta di Sala: “Se la vendita sarà bocciata, non mi dimetto”. Il dem Giungi: “Ora i consiglieri hanno libertà di scelta”

Se il consiglio dirà no alla vendita di San Siro, il sindaco rimarrà al suo posto. E sui 36 milioni a carico del Comune dice: "Non è uno sconto, ma compartecipazione"

San Siro, la svolta di Sala: “Se la vendita sarà bocciata, non mi dimetto”. Il dem Giungi: “Ora i consiglieri hanno libertà di scelta”

Se la vendita dello stadio di San Siro a Inter e Milan non passerà in Consiglio comunale, “non mi dimetto”. Parola del sindaco Beppe Sala. L’annuncio a sorpresa è arrivato ieri mattina, poche ore dopo, cioè, l’incontro tra la vice-sindaca Anna Scavuzzo e i consiglieri Pd, chiamati a raccolta per ascoltare il piano di vendita del Meazza, concordato da Sala e club.

“Non mi dimetto”

Interrogato sulle sue possibili dimissioni in caso di voto contrario all’alienazione, Sala ha risposto: “assolutamente no. Se il Consiglio non dovesse approvare la vendita di San Siro sarà un problema che si prenderà il prossimo sindaco”. “Ognuno – ha proseguito – si prenderà la propria responsabilità, io mi sto esprimendo in maniera decisa”.

Quei 36 milioni in meno “non sono uno sconto, ma compartecipazione”

Sala ha poi spiegato che “non è che le squadre decideranno con facilità di fare finta di niente. Possiamo rimpiangere le proprietà alla Moratti e alla Berlusconi, ma così è oggi: queste proprietà hanno più che la passione per il calcio lo considerano una occasione di business”. Sala ha poi sottolineato che i 36 milioni che il Comune ha accettato di sottrarre dal costo complessivo di Meazza e aree (197 milioni) pattuito con i club non sarebbero uno “sconto”, ma “una compartecipazione alle spese che deriva o da quello che dice la legge sulle bonifiche o da nostre richieste, come lo spostamento dello stadio. Ma lo sconto è zero”.

E circa i tempi per l’approdo della delibera di vendita in giunta ha risposto “se non è la settimana prossima sarà quella successiva se vogliamo rimanere nei tempi. Su alcune cose stiamo ancora trattando. Ci sono ancora margini di trattativa”.

Ora la palla passa ai consiglieri (soprattutto del Pd)

Una novità importante, dicevamo, quella annunciata dal sindaco, perché rimuove la spada di Damocle dalla testa dei consiglieri di maggioranza (o votate sì alla vendita, o sarà crisi di giunta), lasciando loro la responsabilità tutta politica della scelta personale. Un discorso valido soprattutto per i consiglieri del Pd, usciti assai poco convinti dalla riunione di lunedì sera.

“Sono felice che il sindaco abbia dichiarato che non si dimetterà se la delibera dovesse passare, perché una giunta di centrodestra farebbe peggio”, dice il consigliere dem Alessandro Giungi (chiamato lo “psicopatico” nelle chat dei collaboratori del Sindaco, perché contrario alla vendita), “Questo significa che ora un consigliere ha totale libertà di scelta, non essendo vincolata all’eventualità che la giunta cada. Quindi ognuno si prenderà le proprie responsabilità”.

I Verdi voteranno contro

Chi è sicuramente contrario all’operazione sono i Verdi. “La demolizione dello stadio avrebbe un impatto ambientale enorme e il prezzo è una svendita: 160 milioni per alienare 280mila mq è una cifra irrisoria, che su un bilancio da 4 miliardi non sposta nulla”, dichiarano i consiglieri Tommaso Gorini e Francesca Cucchiara.

San Siro passerà da 75 a 70mila posti

Critico anche il consigliere Carlo Monguzzi: “Già è un regalo la cifra di 197 milioni, 36 milioni sono un ulteriore regalo che farà sì che San Siro costerà meno del Pirellino e non hanno nemmeno coraggio di chiamarlo regalo ma lo chiamano compensazione”, attacca.

Monguzzi aggiunge: “abbiamo uno stadio da 75mila posti e la grande vittoria per loro è che se ne faccia uno da 70 mila” e che “la cosa più grave è il verde, perché sarà realizzato un verde profondo di 52mila mq, anche se adesso c’è il Parco dei Capitani di 55mila mq, che verrà cementificato”.

Petizione al Cio per il rispetto del dossier olimpico

E ieri in difesa del Meazza ieri è stata anche lanciata una petizione al Comitato Olimpico Internazionale di Losanna. I promotori – Lucia Tozzi, studiosa di politiche urbane, Duccio Facchini, direttore di Altraeconomia, Luigi Casanova, presidente di MountainWilderness Italia, Silvio La Corte, curatore del libro ‘La bolla olimpica’ – chiedono che il Comune rispetti gli impegni presi nel dossier sottoscritto col Cio al momento della candidatura di Milano per ospitare le Olimpiadi.

Due in particolare i punti contestati: primo la demolizione del Meazza, che comporterebbe l’emissione in atmosfera di 210mila tonnellate di anidride carbonica, contrariamente all’impegno preso di adottare “politiche economiche responsabili, criteri socialmente sostenibili e nel rispetto dell’ambiente”; secondo l’impegno preso da Palazzo Marino che non avrebbe costruito altri stadi oltre al Meazza, che tra l’altro ospiterà la cerimonia inaugurale dei Giochi il prossimo 6 febbraio.

“L’accanimento del sindaco su questa operazione è sinistro”, ha dichiarato Tozzi, “una dimostrazione di forza per dire che non deve rendere conto di niente a nessuno, quando invece serve una forte discontinuità. San Siro è l’emblema di come questa città è stata governata in modo oscuro, opaco, bypassando tutti i processi democratici di una città normale. Ed è un esempio nefasto per tutte le altre città d’Italia. Perciò questa partita non deve essere vinta”.