I predoni della politica all’assalto della Sanità. Da nord a sud la salute è un bancomat per i corrotti

I predoni della politica all'assalto della Sanità. Non c'è solo la Lombardia. Da nord a sud la salute è un bancomat per i corrotti

di CARMINE GAZZANNI

Mario Mantovani non è il primo. La sanità fa gola a tanti. E per rendersene conto basta volgere lo sguardo al passato più recente. Un nome torna subito alla mente: Roberto Formigoni, ancora indagato per corruzione per il giro di tangenti nella sanità regionale (famose le ben 11 vacanze di cui il Celeste avrebbe goduto tra il 2009 e il 2013); e per corruzione, riciclaggio e associazione per delinquere per i 70 milioni di fondi neri pagati dalla clinica Maugeri di Pavia e dal San Raffaele di Milano agli intermediari Pierangelo Daccò e Antonio Simone, che si adoperavano, secondo la procura di Milano, per fare attività di lobby al Pirellone.

VIAGGIO TRA GLI ILLECITI – Insomma, tangenti e sanità sembra vadano a braccetto con la politica. In Lombardia, ma non solo. Facciamo un piccolo salto ed eccoci in Liguria, dove solo pochi giorni fa l’ex governatore della Liguria, Claudio Burlando, è stato iscritto nel registro degli indagati. Anche lui per turbativa d’asta nell’affaire Gsl (Gruppo sanitario ligure, progetto sanitario privato pensato per evitare la fuga dei pazienti) e, più specificatamente, per l’operazione che portò alla creazione di un reparto di ortopedia privata all’interno dell’ospedale di Albenga, un business da una ventina di milioni di euro l’anno (erogati al privato da Asl e Regione). Giriamo l’angolo ed eccoci a Torino, dove a fine settembre ci sono stati 5 arresti (in aggiunta a 9 già effettuati mesi fa) per, manco a dirlo, appalti truccati nella sanità piemontese. Ai domiciliari sono finiti anche un dirigente e un funzionario dell’Asl To1. Cominciamo a scendere pian piano lungo lo Stivale. Eccoci in Toscana. Qui, per il clamoroso buco da 240 milioni dell’Asl di Massa Carrara, tra gli inquisiti c’è direttamente il presidente della Regione (e renziano di ferro), Enrico Rossi. Basta così? Magari. Passo a destra e arriviamo in Emilia Romagna. A inizio anno la procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex assessore alla Sanità della Regione, Carlo Lusenti, per Tiziano Carradori, attuale direttore generale alla Sanità, e per Bruna Baldassarri, dirigente dell’assessorato. La ragione? Presunte irregolarità nell’attribuzione di fondi alle case di cura.

CALABRIA E SICILIA  Lusenti ci permette di fare un volo pindarico e giungere addirittura in Calabria. Era lui, infatti, il nome che il Pd voleva inizialmente quale commissari ad acta per il piano di rientro. Alla fine a spuntarla è stato Massimo Scura che, con il dono dell’ubiquità, si occupa di sanità a Catanzaro e di gestione comunale in qualità di sindaco ad Alfedena (provincia dell’Aquila). E, forse, anche perché distratto dalle vicende abruzzesi, insieme al Governatore Mario Oliverio sta distruggendo la sanità regionale, a suon di nomine illegittime. Come quella del commissario a Reggio, Santo Gioffrè (incarico inconferibile perchè nei 5 anni precedenti Gioffrè si è candidato a sindaco in un paese reggino, cosa vietata dalla legge), per la quale è intervenuta pure l’Anticorruzione, inibendo Oliverio stesso che per i prossimi tre mesi non potrà prendere alcun provvedimento. Infine, saltiamo lo stretto ed eccoci in Sicilia da Rosario Crocetta. E dal suo medico Matteo Tutino, indagato per abuso, peculato e truffa.

@CarmineGazzanni