Sanità, nel Lazio posti letto e medici a gettone

La sanità nel Lazio si avvia verso la privatizzazione. A dircelo non sono solo i fondi destinati per il decongestionamento dei pronto soccorso.

Sanità, nel Lazio posti letto e medici a gettone

La sanità laziale sotto la guida di Francesco Rocca si avvia verso la privatizzazione. A dircelo non sono solo i fondi destinati ai privati per il decongestionamento dei pronto soccorso ma anche la mancanza di assunzioni e concorsi che hanno costretto, in vista dell’estate, Asl e Aziende ospedaliere a rivolgersi ancora alle cooperative private per avere dei medici a gettone.

La sanità nel Lazio si avvia verso la privatizzazione. A dircelo non sono solo i fondi destinati per il decongestionamento dei pronto soccorso

Infatti con la stagione estiva alle porte che vede raddoppiare gli accessi in pronto soccorso soprattutto dei fragili e degli anziani e il personale ridursi per via delle ferie, si rischia la paralisi del sistema sanitario regionale perché mai come oggi gli ospedali sono vicini al collasso per la carenza di organico. Tutte criticità a cui la Regione Lazio non sembra intenzionata a porre rimedio. Infatti una settimana fa sono stati convocati
dal direttore generale programmazione sanitaria della regione Andrea Urbani e dal capo segreteria dell’assessorato alla sanità Egidio Schiavetti tutti i direttori sanitari di Asl e Aziende ospedaliere per avere il numero di tutti i posti letto ancora non acquisiti dal privato e quelli dei letti ancora disponibili delle strutture pubbliche per attivarli.

Una richiesta quest’ultima che è stata respinta per la gravissima carenza di personale che non basta nemmeno per la metà dei posti letto già messi a disposizione. Così i due dirigenti hanno chiesto ad ogni presidio ospedaliero di scrivere quanto personale occorra per attivare i posti richiesti. Ma parliamo di centinaia di figure sanitarie come ortopedici (ormai introvabili), anestesisti, pediatri, cardiologi ed altre specializzazioni che non saranno mai assunti in tempo per l’estate perché i concorsi non sono stati banditi e le graduatorie sono prive di queste figure.

Una situazione che come abbiamo anticipato porterà di nuovo a gonfiare le tasche della sanità privata con l’attivazione di ulteriori posti letto nelle strutture convenzionate e con contratti con le cooperative per l’assunzione di gettonisti a 100 euro l’ora da impiegare nelle strutture pubbliche. Nell’Asl di Latina, per esempio, la Dg Cavalli ha già firmato una delibera da 100mila euro con la quale si rinnova il contratto alla Medical Line Consulting (ditta privata) per coprire i turni ai pronto soccorso (pubblici) degli ospedali di Fondi, Terracina e Latina da cui però è escluso l’ospedale di Formia.

“Il Dono Svizzero di Formia, Dea di primo livello è il presidio ospedaliero del sud della provincia di Latina. I suoi servizi sanitari devono soddisfare il fabbisogno di oltre 180mila abitanti, raccogliendo un’utenza che va dalla piana di Fondi fino alla parte più a nord della provincia di Caserta – spiega Paola Villa, consigliere comunale di Formia -. Oggi i reparti con maggiore criticità restano e rimangono il Pronto Soccorso e la Medicina d’urgenza, mancano medici, infermieri e OSS. Ovviamente carenze di personale ci sono in tutti i reparti, ma il pronto soccorso deve dare risposte veloci ad un ampio territorio, compreso le isole pontine, che nel periodo estivo, ormai alle porte, diventano più pressanti ed impellenti”.

Intanto la Asl di Frosinone chiede aiuto alla Regione: “La dotazione organica è del tutto insufficiente a garantire già in periodo ordinario i Lea. Tale situazione è ulteriormente aggravata dall’estate e la regione Lazio ha autorizzato il 12 maggio 2023 questa azienda all’espletamento di un concorso per il reclutamento di personale, ma i tempi sono incompatibili con la risoluzione della criticità legata al periodo estivo”.

Arturo Gnesi, medico anestesista dell’Asl di Frosinone, spiega: “Sono preoccupato per la inevitabile riduzione delle prestazioni ortopediche e dei tempi necessariamente prolungati per assistere i pazienti in regime di urgenza perché si prevedono inevitabili disagi nei pronto soccorso dove ci sarà un ulteriore aggravio di lavoro dovuto alla gestione dei pazienti ortopedici, spesso persone fragili ed anziane. A creare questo scenario piuttosto inconsueto ovviamente è stata la carenza di ortopedici in servizio causata dall’attrattiva di un settore privato che paga di più e soprattutto non gestisce le urgenze e i traumi che spesso sono motivi di contenziosi giudiziari”.