Santanchè, giornata di super-lavoro per i legali della ministra. Impegnati da Milano a Roma, tra tribunali e Giunta del Senato

A Milano i legali della ministra chiedono di stralciare corrispondenza che però non è agli atti. A Roma invocano la Costituzione. E al Senato la Giunta discute del nulla

Santanchè, giornata di super-lavoro per i legali della ministra. Impegnati da Milano a Roma, tra tribunali e Giunta del Senato

È stata una giornata di super lavoro quella di ieri per i legali della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, impegnati sul doppio fronte Tribunale di Milano, Tribunale di Roma, giunta per le autorizzazioni in Senato. Iniziamo da Milano, dove Santanchè, tra le tante azioni penali a suo carico, è a processo, con altre 15 persone, per il falso in bilancio di Visibilia, il gruppo da lei fondato e da cui ha dismesso le cariche. Ieri il tribunale ha stabilito che resteranno fuori dal processo mail, sms e conversazioni Whatsapp intercorse tra la ministra e i dipendenti (anche ex) del gruppo editoriale.

La decisione, come spiegato in aula dalla stessa Procura, è legata a una sentenza di luglio 2023 della Consulta sul processo Open, che riguardava l’ex premier Matteo Renzi e stabiliva la necessità dell’autorizzazione del ramo del Parlamento di appartenenza (in questo caso il Senato) per poter utilizzare le conversazioni. Da qui lo stralcio anche nel procedimento Visibilia.

A stralciare il materiale era stata la stessa Procura

Una precisazione inutile, come sostenuto dalla stessa Procura in aula, visto che i pm “non hanno mai visto” mail e messaggi whatsapp della ministra e la “copia informatica dei dispositivi acquisiti nel corso delle perquisizioni” presso i manager delle sue società “non è mai stata oggetto di analisi” da parte della guardia di finanza.

I pm Luigi Luzi e Maria Gravina hanno chiarito di aver disposto già il 4 agosto 2023, con formale provvedimento, la separazione della “copia informatica” di mail e chat aventi la ministra Santanchè sia come “mittente” che “destinataria” delle stesse anche per copia “conoscenza”.

Il processo è stato rinviato al prossimo 21 ottobre, quando riprenderà con un nuovo collegio giudicante, in quanto due componenti di quello attuale hanno un nuovo incarico. I pm hanno chiesto l’esame in aula, oltre che per Santanchè e gli altri imputati, anche dei funzionari Consob, Bankitalia e del piccolo socio Giuseppe Zeno, dalle cui accuse ha preso le mosse l’indagine della Procura milanese.

Al Senato la Giunta discute delle mail (non agli atti)

E la questione-non questione delle mail dall’aula del tribunale di Milano è rimbalzata fino all’aula del Senato, dove la Giunta sta discutendo del caso (si voterà martedì prossimo). La relatrice Erika Stefani (Lega) ha proposto di sollevare il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura di Milano proprio per la corrispondenza (quella che non è agli atti)… Ma lei ha continuato convinta: “Sono state tutte trascritte, c’è un malloppo enorme. Nonché sono state acquisite tutte le mail che sono state scambiate con la senatrice Santanchè da parte di vari soggetti”… Forse qualcuno avrebbe dovuto avvertirla…

Legali di Santanchè in aula anche a Roma

Ma sempre ieri, questa volta al Tribunale di Roma, Santanché era chiamata in aula per il procedimento penale a suo carico per l’accusa di diffamazione ai danni di Zeno. Il procedimento è stato rinviato al 14 novembre per ragioni tecniche dal giudice. L’accusa nasce da alcune dichiarazioni rese dalla senatrice durante un intervento pubblico in Senato il 5 luglio 2023. Secondo Zeno, quelle parole – andate in onda in diretta tv – avrebbero leso la sua reputazione. La sua denuncia inoltre aveva innescato l’indagine per falso in bilancio di Milano.

Nel corso dell’udienza, la difesa della ministra ha sollevato una questione giuridica legata all’articolo 68 della Costituzione, che tutela l’insindacabilità delle opinioni espresse da un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni. Una tesi contestata dall’avvocato di Zeno, Antonio Piantadosi, secondo cui le affermazioni della ministra non rientrano nelle sue prerogative istituzionali, ma riguardano dinamiche personali e aziendali. Il giudice si è riservato di decidere sull’ammissibilità dell’eccezione. La riserva verrà sciolta nell’udienza del 14 novembre.