“In questi mesi mi hanno chiamata decaduta, hanno provato ad affossare il lavoro della Giunta, a screditare il mandato che le cittadine e i cittadini sardi mi hanno affidato. Hanno provato a mettere in discussione la legittimità di un governo democraticamente eletto. Noi, invece, abbiamo scelto la strada della fiducia nella giustizia, ignorando i detrattori. Lo abbiamo fatto con la schiena dritta e con la convinzione che la verità avrebbe parlato da sé”.
Così ieri la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde ha commentato la sentenza della Corte costituzionale sulla sua eventuale decadenza. Una decisione che le ha dato ragione. Per la Corte, infatti, non spettava al Collegio regionale di garanzia elettorale, con l’ordinanza/ingiunzione emessa il 20 dicembre scorso, imporre la sanzione della decadenza dalla carica della presidente della Regione. Per i giudici il Collegio “ha esorbitato dai propri poteri”, pronunciandosi sulla decadenza della presidente “in ipotesi non previste dalla legge come cause di ineleggibilità”, così “cagionando una menomazione delle attribuzioni costituzionalmente garantite alla Regione”.
Cosa ha deciso la Corte Costituzionale
Le “pur gravi fattispecie contestate” alla presidente, quali “la mancata nomina di un ‘mandatario elettorale’ con il compito di raccogliere i fondi della campagna elettorale, e la produzione una dichiarazione sulle spese sostenute, con relativo rendiconto, caratterizzata da diverse non conformità rispetto alle previsioni di legge”, osservano i giudici costituzionali, “non sono riconducibili“ a quelle che, “in modo esplicito”, la legge “ha selezionato come ipotesi di ineleggibilità e, quindi, di decadenza”.
L’ordinanza/ingiunzione del Collegio di garanzia, dunque, è stata annullata limitatamente alla parte relativa alla decadenza, mentre resta “impregiudicata”, spiega la Consulta, la questione relativa alla “possibilità di riqualificazione dei fatti”, rimessa al giudice civile. Il riferimento è alla condanna al pagamento di una sanzione da 40mila euro emessa da Collegio di Garanzia ai danni di Todde, confermata in primo grado e contro la quale la presidente ha fatto appello.
Ceccanti: “La decadenza di Todde non è più un’ipotesi”
Sanzioni a parte, la notizia riguarda la decadenza, naturalmente. “Il cuore della sentenza sul caso Todde sta nel punto 6.3 del considerato in diritto. Siamo in un ordinamento in cui il diritto di elettorato passivo è un diritto politico fondamentale. Pertanto le cause di decadenza sono rigorose, predeterminate e tassative, i limiti sono di stretta interpretazione. Il Collegio regionale di garanzia di fronte alle irregolarità commesse ha invece provato ad allargare le fattispecie che portano alla decadenza, ma nessuna di esse è prevista dalla legge come causa di decadenza. La decadenza non è quindi più un’ipotesi”, spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti.
“Cosa diranno i garantisti a senso unico?” si chiede Conte
“Todde non ha compiuto nessun atto a rischio di decadenza. La Corte costituzionale chiarisce che né il Collegio regionale di garanzia elettorale né il Tribunale civile di Cagliari avevano il potere di spingersi a fare questa valutazione. Ne eravamo certi, conoscendo le norme di legge e avendo letto le carte”, ha commentato Giuseppe Conte. Che si domanda: “Cosa diranno adesso i garantisti ‘a senso unico’ del centro-destra che scudano i loro ministri e sottosegretari e finanche i criminali libici per ogni possibile violazione del diritto interno e internazionale e poi invece tentano di ribaltare il voto espresso democraticamente dal popolo sardo, con cavilli giuridici e campagne denigratorie?”.
Esulta tutto il Movimento
“Todde resta presidente della Sardegna, laddove l’hanno voluta i cittadini, perché non ha compiuto alcun atto che comporti ineleggibilità. I partiti di Meloni, Salvini e Tajani, che invocano i risultati elettorali quando vincono e ricorrono a mezzucci e sgambetti quando perdono, se ne facciano una ragione: la democrazia funziona solo quando tutti rispettano le regole e i principi di trasparenza ed etica pubblica”, si legge in una nota dei capogruppo M5S Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi.
E la destra mastica amaro
E, se l’intero campo largo sardo esulta, l’opposizione mastica amaro: “La Corte costituzionale riporta che il collegio nel determinare la decadenza della presidente Todde ha esorbitato dai propri poteri, ma non ha cancellato il pasticcio rendicontazione”, commenta Fausto Piga, vicecapogruppo di FdI in consiglio regionale. “Di fatto la Presidente Todde non ha rispettato le regole che in passato hanno rispettato gli altri presidenti e consiglieri regionali – prosegue – a questo punto mi chiedo se d’ora in poi tutti potranno fare come la presidente Todde: niente mandatario e nessun conto dedicato per la trasparenza delle campagne elettorali e se tutti potranno fare spese e ricevere contributi da chiunque senza limiti”.