Satira da bar, ora si può sfogliare. Gaucho Filippi racconta l’Italia con 120 vignette. Un e-book con le pubblicazioni del blog Riso avaro

Marco Gaucho Filippi è un vignettista di talento. Ma è anche un bravo pilota di kart. Genio e sregolatezza. Davvero un artista su di giri. Che mangia pane e satira.
Classe 1980. Nasce e vive a Roma (in verità lui dice sopravvive). Due libri di poesie all’attivo, qualche testo di canzone, pochi aforismi, un’infinità di vignette. Nel suo profilo si autodescrive così: “All’interno dell’attuale e complesso quadro storico-sociale, svolge contemporaneamente e non senza difficoltà i ruoli di marito, padre, figlio, fratello, genero, cognato, zio, nipote e cugino. È inoltre pilota di kart e fantallenatore”.

E-BOOK
Riso avaro è un e-book che raccoglie oltre 120 vignette scelte tra tutte quelle pubblicate nell’ultimo anno sul blog di satira di Marco Filippi, ospitato sul sito internet di L’Espresso. Ogni vignetta è corredata da un titolo per agevolare il lettore nel ricordare il fatto accaduto o l’episodio che l’ha scaturita.
“Questo libro – spiega l’autore – è una raccolta di vignette scelte tra tutte quelle pubblicate nell’ultimo anno su Riso avaro, il mio blog di satira su L’Espresso.it. Ho preferito non presentarle in ordine cronologico di elaborazione. Questo perché una vignetta disegnata in un determinato momento dell’anno potrebbe essere tornata attuale anche nei mesi successivi, al verificarsi del medesimo evento o al reiterarsi di una discussione. A ognuna di esse ho attribuito un titolo con l’intento di agevolare il lettore nel ricordare il fatto accaduto o l’episodio che l’ha scaturita”.

ONORE AL MERITO
“Marco Gaucho Filippi è un giocoliere di parole e adopera assonanze più per avvertimento che per presa in giro”, scrive nella prefazione Erri De Luca che aggiunge: “I suoi fotogrammi sono delle proposte di proverbio. Hanno il fondo amaro e il sapore improvviso della battuta detta o colta al bar”.
Del resto, scrive ancora De Luca nella prefazione: “La satira ha bisogno di bersagli tragici. Mentre al contrario la tragedia funziona meglio su personaggi mediocri. Passano tempi moderni di scarsità quanto a pubbliche figure solenni e dunque spernacchiabili. C’è da accontentarsi di figurine”.