Sbaglia chi dà i 5S per morti. Accordi con Schlein possibili solo se il Pd rompe col passato

Parla Ettore Licheri (M5S): "Su argomenti come inceneritore e politica estera la visione dem è simile a quella di FdI".

Sbaglia chi dà i 5S per morti. Accordi con Schlein possibili solo se il Pd rompe col passato

Il Movimento cinque stelle è più vivo che mai. Anzi, “aspettatevi altre novità” perché Conte “ha già dato prova di essere incline al cambiamento e di avere il cosiddetto guizzo”. Mentre è il Pd a decidere che cosa vuole fare da grande dato che con Elly Schelin “ancora non si è capito se c’è o meno discontinuità rispetto al passato”. Uno sguardo a 360 gradi quello offerto dal senatore M5S Ettore Licheri all’indomani del voto elettorale. Uno sguardo che mira già al prossimo appuntamento, la manifestazione del 17 giugno: “È importante partecipare – spiega uno dei volti più rappresentativi del Movimento – perché con il governo Meloni, che ha devastato misure di forte impatto sociale e economico quali il Reddito di Cittadinanza, il rischio è che l’Italia diventi la patria delle vite precarie”.

Però, senatore, partiamo dal dato elettorale: è stata l’ennesima batosta al ballottaggio…
I numeri parlano chiaro, ma per fortuna questa volta non mi sento chiedere se il M5S è morto. Questa tornata di amministrative conferma come nella “metà campo” progressista i cartelli elettorali non premiano. Il Centrodestra da questo punto di vista è più spietato e senza fronzoli: in campagna elettorale riescono sempre ad appianare ogni divergenza, danno vita a performanti quanto surreali liste civetta e per raggiungere l’obiettivo fanno di tutto. Poi a due ore dallo spoglio iniziano a litigare, come del resto è accaduto anche dopo le politiche, ma nella marcia d’avvicinamento al voto per ora riescono ad essere più efficaci. Per la nostra metà campo ci vuole tempo e pazienza, ma consiglio a tutti di non leggere mai lo stato di salute del Movimento dal termometro delle amministrative. Chi lo ha fatto in passato ora sta al 2%. E non in un comune, ma nell’intero territorio nazionale.

A livello nazionale il Movimento cresce ma a livello locale sembra difficile tornare a creare quelle comunità che una volta, invece, rendevano forte i Cinque stelle. Cosa si è inceppato?
Noi siamo fatti così: nelle nostre liste non entrano i capi bastone locali, i procacciatori di voti o chi viene improvvisamente fulminato dalla passione politica. Dietro costoro quasi sempre si nascondono solo ambizioni politiche o convenienze economiche. Noi cerchiamo cittadine e cittadini che mostrino spirito di servizio, dedizione verso il territorio, persone insomma che credono ad una politica fatta davvero per il raggiungimento del bene comune. Ma per fare questo, lo ripeto, serve tempo e servono gruppi di lavoro al servizio delle comunità. Ci arriveremo potete starne certi.

Ora sono stati lanciati gli 84 gruppi territoriali. Cosa cambierà nel concreto?
Adesso gli attivisti avranno uno spazio dove discutere, elaborare progetti, confrontarsi con la cittadinanza. Insomma, arriva finalmente quel network territoriale che porterà la voce dei territori a Roma e le battaglie che stiamo conducendo qui a Roma sui territori. Da coordinatore regionale della Sardegna e toccando con mano tutti i problemi di un territorio particolare come il nostro, dico che si tratta di una novità cruciale per il futuro del M5s.

Ci saranno altre novità all’interno del Movimento per quanto riguarda la sua strutturazione sul territorio?
Sono previsti diversi step per una migliore capillarizzazione del Movimento. Poi Conte ha già dato prova di essere molto incline al cambiamento e di avere il cosiddetto “guizzo”, quindi aspettatevi altre novità. Ora però è fondamentale integrare i nuovi arrivati in questi gruppi territoriali: le porte sono aperte.

Capitolo alleanze: non rischia di essere controproducente questo atteggiamento ondivago per cui una volta ci si allea col Pd, un’altra volta no, e così via?
Le ferite della scorsa estate sono ancora fresche e non si sono del tutto cicatrizzate: dopo la caduta di Draghi, che di fatto se ne è andato senza essere mai stato veramente sfiduciato dalle camere, nella difesa dell’agenda Draghi il Pd ha perso la bussola, considerandoci il male assoluto. Ora lo scenario è profondamente cambiato: hanno un nuovo segretario, ma ancora non si è capito se c’è o meno discontinuità rispetto al passato. Si pensi alla politica estera o agli inceneritori: certe volte le visioni del Pd sembrano speculari a quelle della Meloni. Quindi è fondamentale vederci chiaro. La fiducia nata ai tempi del Conte II l’estate scorsa è andata in frantumi: il tempo dirà se c’è margine per ricostruirla.

Il prossimo appuntamento è il 17 giugno. Perché è importante partecipare?
L’appuntamento di sabato 17 giugno è dedicato a tutti coloro che si trovano a vivere una vita precaria. E’ importante partecipare perché con il governo Meloni, che ha devastato misure di forte impatto sociale e economico quali il Reddito di Cittadinanza, il Superbonus 110% e Transizione 4.0, oltre ai colossali pasticci che stanno mettendo in fila sul Pnrr, il rischio è che l’Italia diventi la patria delle vite precarie. E noi non vogliamo permetterlo.

Si aspetta la partecipazione e l’adesione anche del Pd e della Schlein?
Non ne ho idea, ma la piazza è aperta a tutti coloro che vogliono parlare di problemi seri.

Capitolo Ucraina. Davanti al settimo pacchetto di armi inviate, la posizione dei 5S è chiara. Aspetterete la Schlein al varco?
Abbiamo superato i 15 mesi di conflitto, ed è inspiegabile quanto venga scansato da tutte le forze politiche il bisogno di uno sforzo maggiore per avviare un negoziato di pace. Si parla solo di armi, e su questo fronte il Pd si dimostra quasi inscalfibile. Il loro approccio alla questione ucraina dal 24 febbraio del 2022 è stato del tutto deludente: non mi aspetto colpi di scena con Elly Schlein.