Scaduto il tempo delle promesse. “Fedeli al popolo non a Draghi”

Castaldo (M5S): né dentro né fuori a qualsiasi prezzo. "Inaccettabile la tassonomia Green con gas e nucleare".

Scaduto il tempo delle promesse. “Fedeli al popolo non a Draghi”

Onorevole Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del M5S, il Parlamento europeo ha deciso di includere gas e nucleare nella tassonomia green.
“Non giriamoci intorno: questa tassonomia rappresenta un serio danno per l’ambiente, per l’Italia e per il futuro dell’Europa. Il gas e il nucleare non sono fonti energetiche sostenibili e, di conseguenza, per essere coerenti con i nostri obiettivi europei si sarebbero dovuti promuovere investimenti veramente verdi. La tutela dell’ambiente dovrebbe essere la nostra indiscussa priorità: al contrario, con questa tassonomia fraudolenta vincono le lobby del gas e del nucleare, mentre perdono tutti i cittadini e la lotta ai cambiamenti climatici. La riteniamo, quindi, una scelta scellerata e per noi inaccettabile”.

FI, Lega, Fdi e Iv hanno votato a favore della tassonomia.
“Non sono affatto stupito. La maggioranza Draghi non è mai stata una maggioranza politica, ed è noto come le forze di centrodestra siano da sempre agli antipodi rispetto alle sensibilità ambientaliste. Peraltro il voto di Iv conferma, una volta di più, che la vera ambizione di Renzi è di essere una costola della destra… e forse, mi viene da dire, lo è sempre stato. Per quanto ci riguarda, continueremo a spingere per rivedere quanto prima la scelta di includere gas e nucleare nella tassonomia”.

Alla luce dell’inflazione record lei propone di introdurre una tassa sugli utili in eccesso di tutte le multinazionali.
“La nostra proposta è di introdurre una tassa temporanea sugli utili di tutte le multinazionali che eccedono il loro livello medio di profitto degli ultimi anni, lasciando inalterata l’attuale imposta societaria sui profitti di un’azienda pari o inferiori ai livelli pre-pandemia. Queste nuove entrate potrebbero essere usate per sostenere famiglie e imprese che subiscono l’aumento dei costi dell’energia e per favorire il passaggio alle energie rinnovabili, in modo da porre fine alla nostra dipendenza energetica da Paesi terzi”.

Giuseppe Conte ha manifestato il disagio politico che il M5S si trova a vivere spesso in questa maggioranza e in questo Governo e ha chiesto discontinuità.
“Sono perfettamente d’accordo con il Presidente Conte, il quale ha espresso una linea largamente condivisa da me e da numerosi colleghi all’interno del nostro Consiglio Nazionale. Quando abbiamo accettato di far parte dell’attuale esecutivo, nonostante i forti dubbi e le perplessità di molti di noi, abbiamo operato una scelta di responsabilità legata alla necessità di proteggere il popolo italiano dalle conseguenze sanitarie, economiche e sociali della pandemia e di scongiurare il rischio di ritardi nell’utilizzo dei fondi del PNRR, i quali sarebbero stati messi a repentaglio da una prolungata instabilità politica. Ora queste premesse sono oggettivamente cambiate: basti pensare alla criminale invasione operata dalla Russia nei confronti dell’Ucraina e al suo devastante impatto economico, sociale e alimentare. Era necessario mettere nero su bianco le nostre priorità, a partire dalle urgenti misure da adottare per proteggere imprese e famiglie dal caro bollette e caro benzina, dall’introduzione del salario minimo, dalla risoluzione dei problemi legati ai crediti del super ecobonus e, ancora, dalla difesa del reddito di cittadinanza, e quindi ottenere risposte chiare e azioni immediate dal Presidente del Consiglio. Adesso starà a lui dare seguito a quanto da noi legittimamente richiesto in tempi brevi, partendo dal presupposto che non abbiamo giurato fedeltà a nessuno se non al popolo italiano”.

Eppure c’è chi nel M5S preme per uscire adesso dal Governo.
“Certi comportamenti visti finora hanno giustamente fatto indignare molti dei nostri colleghi, attivisti e simpatizzanti. Ma queste ultime settimane sono state anche inquinate dai tentativi di attribuirci etichette surreali volte a giustificare gli abbandoni e le giravolte altrui. Un’eventuale uscita improvvisa di questo tipo si sarebbe prestata proprio a simili strumentalizzazioni e sarebbe stata quindi errata nel metodo ancor più che nel merito. Mi sembra giusto e corretto invece rimarcare che noi stiamo lottando non per guadagnare facili consensi elettorali ma per portare avanti delle riforme e delle iniziative di capitale importanza. Non usciremo quindi a qualunque costo, ma non resteremo certo a qualsiasi prezzo”.

Il Pd ha fatto capire che se uscite dal Governo si va al voto e ognuno va per conto proprio.
“Noi ribadiamo la nostra volontà di mantenere salda la collaborazione con quelle forze politiche pronte a mettere al centro della propria azione la transizione ecologica, la lotta contro le diseguaglianze sempre più crescenti, la promozione dei diritti sociali e una difesa senza tentennamenti della legalità. Ma qualsiasi alleanza non può che fondarsi sul rispetto reciproco: non accetteremo ultimatum né tanto meno ricatti da parte di nessuno, e se per mantenere la schiena dritta dobbiamo correre il rischio che i dem si defilino, condannando il fronte progressista a una più che probabile sconfitta, vorrà dire che gli elettori giudicheranno le scelte e le responsabilità degli uni e degli altri”.

Conte insiste molto sui dossier sociali, dal Reddito di cittadinanza al salario minimo.
“Sono due temi fondanti e irrinunciabili non solo per il M5S ma per la stragrande maggioranza del popolo italiano. Il reddito di cittadinanza è migliorabile ma sarebbe criminale pensare di eliminarlo, specialmente in un momento così drammatico per i nostri concittadini più fragili. Il salario minimo è stato approvato anche in Europa, e quindi opporvisi vuol dire porre il nostro Paese in contrasto con la direzione chiara e ambiziosa tracciata dall’Unione. Mi duole constatare che i continui colpi di mano e rinvii di alcune forze che compongono questa eterogenea maggioranza succedutisi in questi mesi non hanno mai visto alcuna forma di reazione da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi: interventi che sarebbero stati quantomai opportuni per ricondurre il confronto ai necessari negoziati e tavoli di merito. Non possiamo più soprassedere su queste scorrettezze, né tanto meno abbandonare queste priorità che l’Italia chiede a gran voce. Starà a lui come guida del governo e figura di sintesi trovare in tempi brevi la quadra con le forze che si oppongono a queste battaglie di civiltà. Noi valuteremo solamente fatti oggettivi e tempestivi, non vacue promesse e impegni di circostanza”.