Scarichi fognari fuori legge. Le case fantasma dell’Expo

di Alessandro Barcella

Arrivano le prime “grane” per il progetto di Cascina Merlata, il mega sprogetto edilizio che sorgerà proprio accanto all’area fieristica di Expo 2015. È la provincia di Milano, con il decreto pubblicato pochi giorni fa, a mettere in difficoltà la cordata di imprenditori legata al piano. Ma di cosa stiamo parlando innanzitutto? Inserita nel contesto delle opere complessive di Expo, Cascina Merlata si candida a rappresentare una “città nella città”, nuova Porta Ovest di accesso al capoluogo.

Una colata di cemento
A tirare le fila del progetto troviamo Euromilano SpA, attiva dal 1986 e con una compagine societaria molto articolata: da Intesa San Paolo e Unipol a Lega cooperativa e Canova 2007 SpA (finanziaria quest’ultima legata a Marco Brunelli, patron del gruppo della grande distribuzione Iper). Accanto ad Euromilano, che detiene il 60% delle quote del progetto, un 30% è detenuto dal consorzio di costruttori Greenways e il restante 10% diviso in quote uguali tra Cesi soc. coop. e Zoppoli & Pulcher costruzioni generali. I numeri del complesso residenziale? 323.000 metri quadrati, all’interno di un parco urbano di 200.000, dove troveranno posto circa 4.000 appartamenti (tra gli immobili messi in vendita e quelli concessi in locazione).

Le tappe del progetto
Un’iniziativa immobiliare che partiva già per essere realizzata “a tappe contingentate”. “I 4 mila appartamenti, tutti in classe energetica A, si suddivideranno in tre grandi categorie – spiegava mesi fa alla Notizia Roberto Imberti, responsabile della comunicazione di Euromilano -. Avremo dunque edilizia convenzionata, edilizia agevolata ed appartamenti venduti a prezzi di mercato. Entro l’avvio di Expo realizzeremo 391 dei 684 appartamenti di edilizia agevolata e quelli in edilizia convenzionata, gestiti in accordo con il Comune di Milano. In questo momento sono partite le opere di urbanizzazione primaria e secondaria mentre il resto dello sviluppo edilizio prenderà avvio ad Expo terminata, dalla primavera del 2016”. Le prime grane, dicevamo.
E’ infatti la Provincia di Milano, con decreto di fine agosto 2013, a rigettare un’istanza presentata ad Aprile 2012 dalla società Cascina Merlata Spa. L’idea della proprietà era quella di scaricare nel corpo idrico superficiale della Via d’Acqua Sud (che fa parte del progetto di Expo 2015) le “acque decadenti” provenienti dagli impianti di scambio termico del futuro complesso edilizio. Palazzo Isimbardi, sede della Provincia, è perentorio nel rigettare fermamente la richiesta.

Scarichi fuorilegge
Nell’analizzare tra l’altro il regolamento regionale che disciplina “l’uso delle acque superficiali e sotterranee, l’utilizzo delle acque a uso domestico, il risparmio idrico e il riutilizzo dell’acqua”, la provincia del Presidente Podestà spiega: “lo scarico nel Fontanile Merlata che convoglierà nel corpo idrico di futura creazione denominato Via d’Acqua Sud non potrà essere assentito in quanto il recettore è inesistente.
Qualora venisse realizzata la Via d’Acqua Sud, questa andrà a congiungersi con un ramo terziario del Cavo Villoresi, che come noto deriva acque dal Fiume Ticino la cui destinazione finale è quella di irrigare terreni agricoli”. Rischi dunque per il sistema di irrigazione dei terreni circostanti e acque “che presentano caratteristiche incompatibili con la destinazione d’uso irrigua delle acque del Cavo Villoresi”.
Contro la decisione della Provincia, che aveva ipotizzato una soluzione alternativa modificando parzialmente il progetto di scarico delle acque, sarà ora possibile presentare ricorso giurisdizionale al Tar o ricorso straordinario al Capo dello Stato (rispettivamente entro 60 e 120 giorni dalla notifica del provvedimento).