Scarponi e giubboti ai soldati russi pure dall’Italia

Ma quale Embargo. Scarponi e giubboti ai soldati russi pure dall’Italia. The Insider svela l’elenco delle aziende che vendono al “nemico” (e la precisazione di Hawai Italia)

Scarponi e giubboti ai soldati russi pure dall’Italia

Alla faccia dell’embargo. L’Europa veste e arma i soldati russi. Le sanzioni contro Mosca non interferiscono con le forniture occidentali: dietro la “Z” dell’esercito russo ci sono anche aziende italiane. La notizia la dà The insider, il giornale online indipendente di giornalismo investigativo che due anni fa è stato inserito da Putin nell’elenco dei mass media nemici della Russia.

Il sito fondato nel 2013 da Roman Dobrokhotov racconta che c’è l’Europa, ad esempio, nella fornitura di attrezzature tecnologiche arrivate alla Moscow Stan LLC, un’azienda parte della della Rostec State Corporation che dovrebbe essere sotto sanzioni. Spulciando il database ImportGenius The Insider ha scoperto che l’ordine sarebbe stato evaso nel luglio del 2022 da una società tedesca, la Vansped Logistics, per conto di Reißaus & Baumberg Maschinenbau GmbH. La Stan è un fornitore fondamentale per il ministero della Difesa russo.

Dopo lo scoppio della guerra contro l’Ucraina, il primo vicedirettore generale di Rostec Vladimir Artyakov ha parlato dell’importanza delle forniture da Stan LLC per la produzione di portaerei Tu-160 (è da loro che i missili da crociera Kh-555 vengono lanciati in tutta l’Ucraina). Lì dentro c’è anche un “aiutino” tedesco. Ai piedi dei soldati russi ci pensa la società di Rostov Donobuv. Sui suoi anfibi campeggia la “Z” simbolo dell’invasione in Ucraina. Come ha scoperto The Insider, Donobuv si avvale dell’aiuto di aziende tedesche e italiane per la colla per scarpe (fornita da Jakob KECK Chemie GmbH) per la pelle (Salamander SPS GmbH Co. KG).

Alla faccia dell’embargo, il made in Italy non manca

Le suole sono importate dall’Italia (Tacchificio Campliglionese). Sia gli italiani che i tedeschi hanno continuato le consegne a Donobuv dopo il febbraio 2022. Salamander vendette anche pelle a un altro appaltatore del ministero della Difesa – Faraday (scritto anche “Faradei”) – durante la guerra. Anche le suole di Faraday provengono dall’Italia, fornite da Suolificio Morrovallese.

Anche i cuscinetti in plastica dell’azienda sono italiani, prodotti da Formificio Milanese Team. I rivetti sono forniti dalle aziende italiane Hawai Italia (che però precisa e smentisce, vedi la nota a fondo articolo) e Sammi Export, le solette provengono da Cunial Components con sede in Italia, mentre i solventi sono forniti dalla tedesca Jakob KECK Chemie GmbH. La scorsa estate, il produttore di calzature militari ha ricevuto 1,3 tonnellate di pelle di cuoio bovino dalla Conceria Cervinia, con sede a Verona. Gli altri fornitori di Faraday sono le società slovacche Export-Import e Moneta SK spol.

L’Italia la troviamo anche nell’equipaggiamento. Il produttore di giubbotti antiproiettile per le forze di sicurezza e militari, Jsc Npp “Class” ha importato cutter dall’Italia. Il fornitore è la Minelli Carmelo Srl. È francese invece la Radiall S.A. che fornisce gli interruttori per i sistemi i controllo missilistico della Jsc “Information Satellite Systems” (“Iss”). L’Iss per ora è solo sotto le sanzioni statunitensi. Pertanto, può importare liberamente interruttori dall’Europa.

Francese anche la Marchante che forniva alla società di armi russa Kurganpribor prodotti tecnici durante la guerra. I francesi non sono sembrati imbarazzati dal fatto che il proprietario della Kurganpribor sia il senatore russo Sergei Muratov, inserito a dicembre nella lista nera Ue. A The Insider risulta che le sanzioni e l’embargo non abbiano interrotto il rapporto d’affari con Marchant. In Italia la violazione delle sanzioni comporta sanzioni penali e amministrative e confisca. The Insider ha lanciato il sasso. Ora resta da vedere la risposta.

*Hawai Italia srl sottolinea l’assenza di qualsiasi documento che attesti che Hawai Italia s.r.l. ha commercializzato i propri prodotti con la ditta Faraday successivamente all’entrata in vigore delle restrizioni imposte dall’Unione Europea, e sottolineando che l’autore non ha reale contezza dell’implicazione di Hawai Italia s.r.l. nella vicenda oggetto dell’articolo apparso sul quotidiano russo The Insider.