Un Paese con più Dignità. Via libera al decreto: interventi sui contratti a tempo determinato e stretta sulle aziende che fuggono all’estero

Una vera e propria guerra al Jobs Act. Era scritto sul programma di Governo e il decreto Dignità, licenziato ieri sera dal consiglio dei ministri, è la prova che il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha le idee chiare. Tutto ruota innanzitutto attorno ad un obiettivo: ridurre il più possibile il dilagante precariato (leggi articolo a pagina 2). Ed ecco allora l’idea di contratti a termine di massimo 12 mesi. Poi, per essere rinnovati, bisognerà indicare una causale specifica: cioè il motivo per cui non diventano a tempo indeterminato. E anche in quel caso si potranno prorogare di massimo altri 12 mesi. A Palazzo Chigi, dunque, non hanno fatto breccia le critiche di Confidustria, che con il presidente Vincenzo Boccia aveva definito la scelta di aumentare il costo dei contratti a termine come “un errore perché l’occupazione non si genera irrigidendo le regole. Sono solo elementi formali che non porteranno alcuna positività, compresa anche l’idea sulle causali“. Le causali, invece, sono confermate. Come confermato è il costo contributivo in più (lo 0,5%) che avrà ogni rinnovo. In pratica, ad ogni rinnovo i contratti avranno un costo contributivo dello 0,5% in più rispetto all’1,4% che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi. Inseriti inoltre “importanti” disincentivi ai licenziamenti ingiusti con l’aumento del 50% dell’indennizzo che può arrivare anche a 36 mensilità. Previste inoltre “più tutele per i lavoratori senza penalizzare gli imprenditori onesti”, si sottolinea ancora.

Una prima versione del decreto era stata diffusa il 26 giugno scorso e doveva essere discussa dal consiglio dei ministri entro le 48 ore successive ma l’iter era stato rinviato di qualche giorno dopo che il governo aveva varato l’annunciata proroga della fatturazione elettronica per i benzinai.  “Sta facendo il giro delle sette chiese, per ottenere delle bollinature, tutte cose che non conoscevo ma che sono importanti per carità ma che fanno parte di una serie di procedure molto complicate. Al massimo lunedì o martedì sarà approvato dal Consiglio dei ministri”, aveva spiegato Di Maio su Facebook. E la parola è stata mantenuta.

Ma nel decreto c’è spazio anche per un’altra norma che tanto ha fatto discutere nei giorni scorsi e su cui il ministro del Lavoro è stato categorico. Restano, infatti, integre le misure per combattere la dipendenza dal gioco d’azzardo e per sanzionare le aziende che delocalizzano dopo aver ricevuto aiuti di Stato. Nel testo del decreto legge c’è anche l’annunciata stretta sulla pubblicità di giochi e scommesse contro l’azzardopatia, fatti salvi però i contratti in essere e le lotterie a estrazione in differita, come la Lotteria Italia. Nel testo, però, si precisa che lo stop non vale anche per “i loghi sul gioco sicuro e responsabile dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”. Confermate le sanzioni, che si applicheranno “de futuro”, al 5% del valore ma con un minimo di 50mila euro. Per chi delocalizza, invece, il decreto Dignità prevede che “l’impresa beneficiaria” dell’aiuto pubblico “decade dal beneficio concesso ed è sottoposta, inoltre, a sanzioni pecuniarie di importo da due a quattro volte quello del beneficio fruito”. La stretta resta sia per chi lascia l’Italia per un Paese extraeuropeo sia per chi trasferisce l’attività, anche in parte, in uno dei Paesi dell’Unione. Infine, spazio alla semplificazione fiscale che si è molto ridotta rispetto alla versione precedente del decreto. La nuova versione del dl modifica il redditometro: “i dati relativi al terzo trimestre del 2018 possono essere trasmessi entro il 28 febbraio 2019”. La prossima scadenza era prevista per il 30 settembre prossimo. E per tanti sarà un’importante boccata d’ossigeno.