Schillaci blatera di Sanità. Mentre una donna muore al Pronto soccorso chiuso

A Scafati l'ultima vittima dei tagli alla sanità imposti dal governo Meloni, che il ministro Schillaci scarica sui predecessori.

Schillaci blatera di Sanità. Mentre una donna muore al Pronto soccorso chiuso

Incalzato da una sfilza di quesiti sul sovraffollamento nei Pronto soccorso, sulla carenza del personale sanitario, sul livello delle risorse finanziarie destinate al Servizio sanitario nazionale, sulla figura dello psicologo di base, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel Question time alla Camera, va sulla difensiva. Accusa i governi precedenti di tagli che hanno reso la nostra sanità pubblica al collasso e fa una lista di tutti buoni propositi e di promesse, confermando che a oggi il governo Meloni poco o nulla ha fatto per risolvere i problemi cronici che affliggono il Ssn.

A Scafati l’ultima vittima dei tagli alla sanità imposti dal governo Meloni, che il ministro Schillaci scarica sui predecessori

“La situazione attuale – dice Schillaci – è la conseguenza di decisioni non accurate, maturate negli ultimi decenni. In ordine alle liste d’attesa, contiamo di rimodulare l’offerta sanitaria con il potenziamento della medicina territoriale e con l’implementazione del sistema designato con decreto ministeriale del 23 maggio 2022, accompagnato da sistemi di telemedicina e di supporto specialistico diagnostico integrato, per soddisfare al meglio i bisogni degli assistiti, contrastando soprattutto gli accessi inappropriati al pronto soccorso”.

Dunque “contiamo di” e non “abbiamo proceduto a”. Schillaci ha la faccia tosta di rivendicare “che servono interventi concreti e strutturali, aumento degli stipendi, riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale per una vera universalità e telemedicina più medicina territoriale”. Al punto che Davide Faraone di Italia viva replica con queste emblematiche parole: “L’ho ascoltata e non ho capito che cosa intenda fare, perché mancano 30.000 medici e 250.000 infermieri”. E ancora: “Signor Ministro lei chiede concretezza ma io le ricordo che lei è il Ministro, lei dovrebbe tirare fuori delle soluzioni, delle proposte”. Come dargli torto.

E mentre Schillaci parlava una donna di 59 anni moriva a Scafati, in provincia di Salerno, dopo aver avuto un malore improvviso, accusato nei pressi dell’ingresso dell’ospedale. Secondo quanto ha reso noto il sindaco del Comune Pasquale Aliberti, la 59enne non ha avuto la possibilità di essere soccorsa all’interno del presidio sanitario perché il punto di primo intervento è chiuso da giugno per lavori. Anche nella replica all’interrogazione dei pentastellati, il ministro manifesta “consapevolezza della necessità di agire in maniera strutturale, sia assicurando le necessarie risorse al Sistema, sia migliorando l’organizzazione dei servizi, per far sì che il Sistema sanitario nazionale torni ad essere maggiormente attrattivo per i giovani”.

Ma in risposta alle misure messe a terra dal governo manco una parola. Schillaci ripete poi la strofetta della sua premier Giorgia Meloni. Ovvero che “Il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, che si raggiungerà nel prossimo triennio, rappresenta il più alto investimento mai previsto nella sanità pubblica”. E dice che il rapporto spesa sanitaria-Pil è “un indicatore ambiguo”. Di contro, “il disegno di legge di bilancio ha previsto un incremento assolutamente inedito del Fondo sanitario nazionale”. Ma, come abbiamo scritto anche ieri su questo giornale, i 136 miliardi del Fondo non tengono conto dell’inflazione aumentata a settembre di oltre il 5 per cento rispetto a un anno prima.

Per il ministro della Sanità il rapporto della spesa in rapporto al Pil è “un indicatore ambiguo”

“Ministro – è la replica di Andrea Quartini del M5S – mi delude molto, devo dire, nella sua risposta per diversi motivi. Il più importante di tutti è che, di fatto, ha detto che l’Italia, dal suo punto di vista, non dovrebbe adeguarsi al livello della spesa media dei grandi Paesi europei, che le voglio ricordare arriva fino al 10 per cento del Pil, quella spesa, mentre in Italia voi la state portando al 6,4 per cento, ossia sotto il limite di sicurezza per garantire la sanità pubblica. E’ evidente che volete orientarvi a favorire la sanità privata. Volete continuare a devastare il Servizio sanitario nazionale che non è vero che per dieci anni è sempre stata definanziato. Quando c’era il M5S al Governo la spesa sanitaria è aumentata in maniera significativa e siamo arrivati a livello della media europea, in termini di spesa sanitaria sul Pil: 7,4 per cento”.

Il deputato pentastellato ricorda pure che Schillaci aveva chiesto 4 miliardi e il goveno ne investirà tre “che al netto dell’inflazione non bastano nemmeno per la manutenzione ordinaria del Servizio sanitario nazionale”. Altro tema, altre promesse. “Proprio al fine di valorizzare la figura dello psicologo nell’ambito dell’assistenza primaria, fino a prevedere l’istituzione della figura professionale dello psicologo di base, sono stati, presentati in sede parlamentare diversi disegni di legge. Assicuro che per tutti gli aspetti di competenza, il mio Dicastero, allo scopo di definire gli interventi maggiormente appropriati, con particolare riguardo ai necessari requisiti formativi dei professionisti interessati, effettuerà ogni necessario approfondimento che possa consentire di addivenire a un testo normativo che sia condiviso in maniera sinergica a livello parlamentare e governativo, tenendo conto degli sviluppi in essere negli ambiti della riorganizzazione della medicina territoriale e della gestione dei servizi per la salute mentale”, dice Schillaci.

Il piano per il rilancio del Ssn, tracciato nella Manovra, è stato bocciato senza appello dai sindacati medici

Peraltro il piano per il rilancio del Ssn, tracciato nella Manovra, è stato bocciato senza appello dai sindacati medici. Uno “specchietto per le allodole” secondo Cimo-Fesmed, mentre per il sindacato dei Medici ospedalieri Anaao non è chiedendo “più ore a un personale stremato da una carenza di organico drammatica e un peggioramento senza precedenti delle condizioni lavorative” che si abbattono le liste d’attesa. Una bocciatura è arrivata pure da Confindustria dispositivi Medici, in relazione al meccanismo del payback: “Siamo stupiti e preoccupati – ha affermato il presidente Massimiliano Boggetti – che nella Manovra non si affronti la questione del payback dei dispositivi medici. Il comparto, a due settimane dallo scadere dei termini di pagamento delle quote di ripianamento dei tetti di spesa 2015-2018, rischia di fermarsi, mettendo così in difficoltà il diritto alla salute degli italiani non garantendo l’approvvigionamento degli ospedali”. È necessario, ha concluso, “prorogare subito i pagamenti ed arrivare ad una soluzione definitiva entro l’anno”.