Schizzano i prezzi alimentari, ma i salari restano al palo

I prezzi dei beni alimentari sono cresciuti del 30% dal 2019 e nello stesso periodo i salari reali sono diminuiti di nove punti percentuali.

Schizzano i prezzi alimentari, ma i salari restano al palo

Chi fa la spesa tutti i giorni se ne è accorto da tempo. I prezzi dei beni alimentari corrono, mentre i salari restano fermi al palo. Chi, invece, sembra non accorgersene è il governo che continua a parlare di crescita degli stipendi e di inflazione sotto controllo. È l’Istat, nella sua nota sull’andamento dell’economia, a confermare che i beni alimentari oggi costano quasi un terzo in più che nel 2019. L’aumento è inferiore alla media dell’Ue a 27, ma con l’aggravante che in Italia i salari sono bloccati e molto più bassi in termini reali rispetto al 2019, come conferma anche il report della Cisl.

L’Istat parla di “forte impennata” dei prezzi alimentari tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023. Poi la tendenza alla crescita è continuata, seppur più moderata. La sostanza è che i prezzi al consumo dei beni alimentari in Italia a luglio 2025 sono su un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019. Un dato più basso della media Ue (39,2%) o di quello tedesco (40,3%) e spagnolo (38,2%), ma non francese (27,5%). Il carrello della spesa, rappresentato soprattutto dai beni alimentari, continua così a crescere e si amplia la differenza d’inflazione rispetto all’indice complessivo, raggiungendo ora quasi i due punti percentuali.

Schizzano i prezzi alimentari e già si parla di speculazione

Questi dati non possono che preoccupare le associazioni a difesa dei consumatori, a partire da Assoutenti che sottolinea come le famiglie italiane spendano “sempre di più per un carrello sempre più vuoto”. Il Codacons si rivolge invece all’Antitrust e a Mister Prezzi, chiedendo di intervenire su quella che viene definita come una “forma di speculazione sulla pelle dei consumatori”, considerando che “i rincari non sono rientrati” neanche dopo la fine della pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina. L’Unione nazionale consumatori contesta anche il paragone su scala europea che non considera “il livello assoluto dei prezzi e il reale costo della vita”, non valutando il fatto che in Italia “gli stipendi da trent’anni non sono stati adeguati all’inflazione reale”.

I salari fermi al palo

E il problema dei salari reali viene evidenziato anche dal report della Cisl che smentisce la narrazione di Giorgia Meloni che si vanta della crescita degli stipendi con il suo governo. Nel primo semestre dell’anno le retribuzioni contrattuali sono cresciute del 3,5%. Nulla di sorprendente, ma una normale dinamica dopo l’inflazione degli scorsi anni. Che non è stata affatto recuperata, tanto che ancora oggi i salari reali sono inferiori di circa 9 punti rispetto al 2019. In questo periodo l’inflazione è stata del 17,4% mentre l’aumento salariale monetario è stato dell’8,3%