Schizzano i prezzi alimentari, un terzo in più dal pre-Covid

Dal pre-Covid i prezzi dei beni alimentari sono aumentati del 30% nell'Eurozona e l'inflazione non si arresta: l'allarme della Bce.

Schizzano i prezzi alimentari, un terzo in più dal pre-Covid

Un terzo in più rispetto al periodo pre-Covid. L’aumento dei prezzi dei beni alimentari nell’Eurozona viene certificato dalla Bce nel suo bollettino economico. L’inflazione, per i prodotti alimentari, resta “ostinatamente alta”, così cibo e bevande costano il 30% in più rispetto al 2019. Ad agosto i prezzi dei generi alimentari sono superiori del 34% rispetto allo stesso mese del 2019, un incremento molto maggiore rispetto al +23% per tutti i prezzi al consumo nello stesso periodo.

Per la Banca centrale, l’Eurozona è “ben posizionata” per raggiungere il 2% dopo il picco del 10,6% registrato nell’ottobre del 2022. Eppure la situazione resta critica, soprattutto per beni di acquisto quotidiano e strettamente necessari. Tanto che l’Eurotower assicura l’impegno per un “attento monitoraggio” proprio dei prezzi alimentari, “particolarmente rilevanti nelle attuali analisi” perché hanno un peso rilevante nel creare le aspettative d’inflazione, considerando l’impatto immediato dell’aumento dei prezzi per beni di consumo e acquisto quotidiano come il cibo. Con il rischio, inoltre, di alimentare una rincorsa tra prezzi e salari.

Anche la Bce sa bene che le famiglie non vedono notizie positive sul fronte dell’inflazione, con rincari al supermercato rispetto a sei anni fa che vanno dall’oltre +50% nei Paesi baltici al +37% della Germania. Minori gli aumenti in altri Paesi, come Cipro (+20%), Finlandia (+25%), Francia (+27%) e anche l’Italia (+28%, poco al di sotto della media).

Prezzi alimentari alle stelle: rincari da record dal 2019

Tornando a guardare all’Europa, gli aumenti variano dal +30% della carne al +40% del latte, con incrementi del 50% per il burro, del 55% per il caffè e del 60% per il cacao. I rincari sono ancora maggiori “per le famiglie a basso reddito, per le quali fare la spesa consuma una porzione maggiore del reddito”.

Tanto che la Bce ammette che “la gente si sente più povera quando va al supermercato e uno su tre teme di non potersi permettere il cibo che vorrebbe”. L’altro problema segnalato dalla Bce è che, a fronte di un’inflazione sostanzialmente sotto controllo, lo stesso non si può dire per il comparto alimentare, con un +3,2% su base annua.

E su questo fronte anche la leva dei tassi d’interesse, ora tornati su un livello neutrale, non ha aiutato più di tanto. D’altronde, l’Eurotower spiega che i prezzi alimentari restano alti per diversi fattori: dall’aumento dei salari nei Paesi emergenti (che ha fatto salire la domanda globale di prodotti agricoli) alla bassa crescita della produttività agricola nei Paesi avanzati, passando per il cambiamento climatico.