Sotto accusa, stavolta, non ci finisce solo Elly Schlein. Nel mirino dell’ala riformista del Pd c’è anche il presidente Stefano Bonaccini, accusato di appiattimento sulle posizioni della segretaria e di non riuscire a far valere le ragioni della minoranza. Le spaccature interne, nel Pd, non sono di certo una novità. E al momento non sembrano neanche scalfire più di tanto la posizione di Schlein, che sa di poter mettere a tacere ancora per un po’ il dissenso interno grazie alle prossime elezioni regionali. Che vedranno, tra l’altro, il campo progressista unito praticamente ovunque.
Ma il malumore c’è e verrà esplicitato con l’assenza dell’ala riformista alla direzione convocata per il 23 settembre. La prima, viene sottolineato, da febbraio. Senza nessuna discussione, finora, su diversi passaggi importanti come i referendum su lavoro e cittadinanza e le candidature alle regionali. Che il 23 verranno semplicemente presentate, dopo una decisione sui nomi che non è passata per la direzione del partito. La minoranza spiega che non parteciperà alla direzione perché bisogna dare la priorità alla campagna elettorale e anche per evitare dissidi che potrebbero danneggiare i candidati. La realtà è che si vuole anche inviare un messaggio a Schlein e Bonaccini, protestando perché la doppia convocazione della direzione e della riunione di Energia popolare di Bonaccini sembra voler puntare a un azzeramento delle discussioni interne, stando alle accuse dei riformisti.
Direzione Pd, un solo punto all’ordine del giorno
All’ordine del giorno della direzione c’è solamente la relazione della segretaria, in quella che è la prima riunione dopo sette mesi. Con le elezioni alle porte, una resa dei conti sulla linea politica del partito non potrò esserci ora. Il voto delle Marche arriverà pochissimi giorni dopo e di certo non ci si può presentare alle urne dopo una rissa interna, neanche su temi di politica estera che tanto dividono i dem negli ultimi tempi. Ma a finire nel mirino ci sono anche le regionali: a Schlein viene contestato di aver deciso in autonomia di sostenere l’alleanza con i 5 Stelle, senza alcuna discussione preventiva. Ma non sarà questa la sede per recriminazioni, tanto che non ci si attende neanche un dibattito.
Così come il dibattito non dovrebbe esserci nella riunione di Energia popolare. E anche qui le contestazioni non mancano, con Bonaccini finito nel mirino dei riformisti per la sua linea ritenuta troppo morbida nei confronti della segretaria. E proprio i più critici non dovrebbero neanche partecipare alla riunione convocata dall’europarlamentare dem, ritenuta solo un confronto di facciata. Anche perché si dovrebbe discutere della direzione, che però non prevede alcun dibattito e quindi la domanda è: di cosa bisogna discutere se martedì ci sarà solo la relazione di Schlein?
Schlein e Bonaccini nel mirino, ma la resa dei conti è rinviata
Per il momento, quindi, non ci sarà una resa dei conti. Sia perché Schlein sta cercando di rinviarla, sia per le imminenti elezioni. Ma anche perché i riformisti per ora un vero e proprio scontro non lo cercano. Le scaramucce di questi giorni sembrano più essere un segnale di avvertimento che un vero avviso di sfratto. D’altronde, al momento non c’è probabilmente motivo di accelerare: il governo Meloni è ben saldo e le elezioni politiche restano lontane. E anche le rivendicazioni su elezioni locali e regionali non preoccupano più di tanto la minoranza, che i suoi candidati (lo dimostrano tanto le europee quanto le regionali) continua ad averli. Insomma, meglio rinviare la resa dei conti quando l’ipotesi di un voto sarà più vicina. Per ora Schlein non viene messa in discussione, ma – c’è da scommettersi – la resa dei conti prima o poi ci sarà.