Schlein incassa i capigruppo. Ma la fronda interna al Pd si rafforza

La segretaria del Pd Elly Schlein ora punta ad allineare la rotta politica a quella parlamentare.

Schlein incassa i capigruppo. Ma la fronda interna al Pd si rafforza

Il diavolo sta nei dettagli e i dettagli della giornata di ieri mentre i parlamentari del Pd eleggevano i capigruppo proposti dalla segretaria Elly Schlein che tutti si aspettavano (Chiara Braga alla Camera e Francesco Boccia al Senato) parlano chiaro.

La segretaria del Pd Elly Schlein ora punta ad allineare la rotta politica a quella parlamentare

La giornata inizia con la segretaria Schlein in riunione con i senatori dem. Schlein ringrazia la capogruppo uscente Simona Malpezzi per aver guidato “un gruppo che è stato reattivo sui temi importanti anche in questi mesi, dopo la sconfitta elettorale, in cui la destra ci ha impegnato a opporci con responsabilità e determinazione alle sue scelte sbagliate”, spiega. La sottolineatura alla sconfitta elettorale è il diavolo.

Viene eletto Francesco Boccia (proposto dalla segretaria “per la sua solidità, capacità politica ed esperienza”) ma quello che c’è da sapere è tutto nelle dichiarazioni della ex Malpezzi, termometro ideale per tastare il polso dei bonacciniani: “Dico con franchezza e nella trasparenza che comprendo la necessità della segretaria di fare delle scelte ma avrei preferito che la discussione avvenisse prima tra di noi che sui giornali. È fondamentale garantire autonomia e libero spazio di discussione all’interno del gruppo”, dice Malpezzi ai cronisti sottolineando la necessità di “tutelare gli spazi di autonomia dei gruppi”.

“Autonomia dei gruppi”, per chi legge il politichese significa solo una cosa: la minoranza del partito farà pesare i suoi voti, eccome, se ci sarà da far ballare la segretaria. Come se non bastasse Malpezzi manda un messaggio alla sua leader: “La segretaria Schlein – dice – ci ha chiesto la fiducia necessaria per lavorare tutti insieme: condivido e aggiungo che questa fiducia deve essere reciproca perché non ci conosciamo ancora e dobbiamo darci il tempo. Serve la volontà di conoscersi e riconoscersi nelle differenze che sono la nostra ricchezza”.

Ovvero: non pensi Schlein di poter fare il bello e il cattivo tempo forte del gradimento popolare perché i voti dei cacicchi interni hanno affossato leader ben più strutturati di lei. Boccia viene eletto per acclamazione. “Non si è voluto andare al voto, chissà perché”, bofonchia un senatore di Base riformista, “e per acclamazione da sempre tutti battono le mani”.

Passa poco tempo e il rito si ripete alla Camera. Schlein ringrazia la capogruppo Serracchiani (anche lei sostenitrice di Bonaccini) “per dedizione e spirito di servizio alla comunità democratica. Ha retto, – dice Schlein – insieme a Malpezzi e Letta, un peso enorme dopo la sconfitta elettorale e lo ha fatto nel migliore dei modi presiedendo ottimamente il gruppo alla Camera dei deputati”. Anche qui la sconfitta elettorale evocata dalla segretaria non passa inosservata. Serracchiani ringrazia e saluta, non prima di ricordare che “l’autonomia dei gruppi va tutelata e salvaguardata sempre anche perché rende più forte il partito”.

Il copione si ripete anche per la proclamazione della nuova capogruppo Chiara Braga: acclamazione. Vera o presunta che sia l’importante è che venga rappresentata così. “Il nuovo che avanza è Chiara Braga, amica di Michela De Biase a sua volta moglie dell’ex ministro della Cultura Dario Franceschini”, bisbiglia un deputato che pure qualche minuto prima ha “acclamato”.

L’aria per ora è questa: una malriuscita recitazione di unità di intenti che frana apnea si porge l’orecchio alle voci interne. Lei, la segretaria Schlein, non vede l’ora di sistemare gli assetti di partito (si parla degli esteri ceduti a Base riformista in segreteria) e “cominciare a fare politica”. Il punto è sempre se glielo permetteranno.