Scintille su Reddito e Autostrade. Renzi all’attacco, i 5S non mollano. L’ex rottamatore sempre più disturbatore del Governo. Ennesimo show in Tv: punta al 20% ma è sotto al 5

A neanche ventiquattro ore dal vertice fra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione dei partiti di maggioranza per rilanciare l’azione di governo attraverso un cronoprogramma che traghetti l’esecutivo fino al 2023, Matteo Renzi, ospite a Otto e mezzo su La7 ha ribadito che non intende fare un partito unico con i 5Stelle, neanche morto. “Se abbiamo fatto un governo come quello che abbiamo fatto è stato per evitare il rischio-Salvini. Benissimo essere contro il sovranismo di Salvini e Meloni per evitare l’Italexit, ma io non ci sto al matrimonio con Di Maio”. E questa non è una novità, ma il leader di Italia Viva a questo giro rincara la dose, affermando che se ci fosse un’alleanza stabile fra Pd e M5S per Iv “si aprirebbe una prateria, uno spazio politico di almeno il 20%”.

Ottimista. Ribadisce anche che il governo deve cambiare passo sbloccando i cantieri e giocando un ruolo attivo in politica estera ma soprattutto ritorna su un tema “caldo”, la prescrizione: “Noi votiamo la nostra legge, ma questo non comporta la crisi di governo. Noi diciamo, torniamo alla nostra legge, se FI vota questo bene e se il Pd si riscopre riformista ancora meglio. La legge sulla prescrizione è un’assurdità. Io non voglio nemmeno come compagno di banco sulla giustizia persone che hanno una visione giustizialista”. In realtà il malumore nei confronti delle misure bandiera dei 5Stelle era già esploso in mattinata quando Teresa Bellanova, ministro per le Politiche agricole e capodelegazione di Iv, in un’intervista a La Stampa aveva pesantemente criticato il reddito di cittadinanza: “Il fallimento è sotto gli occhi di tutti ed è certificato dai dati: quello strumento non riesce a dare le risposte necessarie e nel frattempo blocca ingenti risorse non garantendo l’incrocio domanda-offerta di lavoro, non dà risposte alla disoccupazione di lunga durata. Non mette in campo strategie di inclusione sociale né tiene in conto la povertà educativa”.

E rilancia il Jobs Act introdotto dal governo Renzi che “ha garantito delle tutele e, stando all’Istat, una base occupazionale”. Quindi puntualizza: “quando parliamo di riformismo è esattamente questo che si intende, cioè porsi il problema di come tutelare i nuovi lavori, dare risposte ai lavoratori del futuro”. Discussioni anche sul decreto milleproroghe, che contiene tra l’altro la norma sulla revoca delle concessioni ad Autostrade, tema divisivo come pochi. Il partito di Renzi, contrario a punire i Benetton con “norme azzeccagarbugli”, ha fatto sapere di tenersi le “mani libere” dopo un incidente denunciato al vertice di maggioranza. Il renziano Marco Di Maio avrebbe chiesto a Laura Castelli e Simona Malpezzi quando sarebbero arrivati gli emendamenti del governo e gli è stato risposto che si stavano definendo. Ma il deputato Iv si sarebbe accorto che i colleghi li avevano già. Risultato, Di Maio se ne è andato e la riunione è stata sospesa.

“Nessun testo degli emendamenti è stato distribuito altrimenti lo avrebbe avuto anche Italia Viva, come abbiamo fatto sempre – risponde Malpezzi -. Non vorrei che questo caso creato ad arte fosse un pretesto”. “Nessuna tensione e nessuno scontro nella maggioranza”, rassicura Castelli. Anche il premier Conte intervenendo ad una iniziativa per i 100 anni di Confagricoltura, rassicura:“Nella maggioranza c’è piena convergenza: remiamo tutti nella stessa direzione. Non possiamo differire il nostro intervento, dobbiamo partire subito, con misure di impatto immediato e altre che si dipaneranno nel corso degli anni”. La realtà è che, archiviati i risultati delle urne, finisce anche la tregua nel governo.