Scintille Tv, la Taverna porta Ruggieri in tribunale. Il caso in Giunta: la grillina chiede i danni, l’azzurro l’immunità

Scintille Tv, la Taverna porta Ruggieri in tribunale. Il caso in Giunta: la grillina chiede i danni, l’azzurro l’immunità

Tra la senatrice romana Paola Taverna, esponente del Movimento 5 Stelle e vice presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, e il deputato anche lui romano Andrea Ruggieri (nella foto), di Forza Italia, membro della Commissione di vigilanza, è finita a carte bollate. Le affermazioni fatte dall’onorevole azzurro durante la trasmissione Quarta Repubblica, il talk show condotto su Rete 4 da Nicola Porro, non sono piaciute alla onorevole pentastellata che, anziché presentare una denuncia per diffamazione, ha puntato direttamente a un risarcimento in sede civile, facendo causa e chiedendo i danni al collega.

Una vicenda su cui, inviati dal Tribunale di Roma gli atti alla Camera, dovrà ora pronunciarsi la Giunta per le autorizzazioni e si prevede un’altra grana per il Governo Draghi. Passati dalla maggioranza giallorossa a quella arcobaleno di Supermario, FI e M5S si trovano infatti alleati di governo e non sarà semplice la scelta tra la concessione dello scudo parlamentare invocato dal forzista e la richiesta di far valere le ragioni della rappresentante dei 5S.

Il caso nasce dalle polemiche sui rimborsi chiesti da Paola Taverna per le spese telefoniche. Partendo da quanto riportato su www.maquantospendi.it, era emerso che nella scorsa legislatura l’attuale vicepresidente del Senato avrebbe speso 17.751 euro l’anno. Una cifra relativa a 15.073 ricariche e abbonamenti, traffico internet, una chiavetta wi-fi e accessori. Quasi 3.500 euro l’anno e dunque quasi 300 euro al mese. Una somma notevole, a cui sono seguite notevoli polemiche. Rimborsi richiesti legittimamente, ma su spese appunto considerevoli per poter comunicare.

“Non so se telefona ai marziani o se si fa predire il futuro da cartomanti a 20 euro al minuto, ma io ne spendo 120 all’anno, minuti e giga illimitati. Se vuole posso darle una mano a cambiare piano”, aveva twittato Marco Furfaro, di Sel. Una vicenda diventata oggetto di dibattito durante la trasmissione di Porro, in cui il deputato azzurro, giornalista che in passato è stato impegnato come autore e inviato di diversi programmi televisivi su Raiuno e su Raidue, aveva dichiarato in sostanza che lui riusciva a comunicare con tutti spendendo tra i 10 e i 20 euro al mese, viste le tariffe che ormai offrono i diversi gestori telefonici, e che se la Taverna spendeva tutti quei soldi o non era capace di procurarsi un contratto decente o a quel denaro faceva prendere altre strade.

La senatrice, ritenendosi diffamata, vedendosi dipinta come ladra o incapace, ha citato l’onorevole azzurro Ruggieri in sede civile. Quest’ultimo, davanti alla sezione 18 del Tribunale di Roma, si è quindi difeso invocando l’insindacabilità delle sue affermazioni. In pratica ha invocato lo scudo parlamentare, specificando che le dichiarazioni incriminate erano “riconducibili sul piano funzionale alla propria attività di membro del Parlamento”.

E ha aggiunto che la norma prevede l’insindacabilità pure per la “divulgazione di opinioni critiche effettuata al di fuori del Parlamento, purché connessa alla funzione di parlamentare”. Il giudice Cecilia Pratesi ha quindi sospeso il procedimento e inviato gli atti alla Camera dei deputati, affinché si pronunci e decida se concedere l’immunità al deputato azzurro. Un caso nelle mani della giunta presieduta dall’onorevole Andrea Delmastro Delle Vedove, di Fratelli d’Italia. Decidere, alla luce della nuova maggioranza, questa volta sarà più difficile del solito.