Altro che freno alla ripartenza. L’Anac ai ferri corti con il Governo. L’Authority chiede a Draghi più risorse e personale. E rilancia l’allarme corruzione sui fondi Ue del Pnrr

A rilanciare lo scontro è il vertice dell’Anac che, presentando la relazione annuale alla Camera, ha voluto mettere i puntini sulle i.

Altro che freno alla ripartenza. L’Anac ai ferri corti con il Governo. L’Authority chiede a Draghi più risorse e personale. E rilancia l’allarme corruzione sui fondi Ue del Pnrr

Prima c’è stato il presunto depotenziamento dell’Anac, poi le rassicurazioni del governo Draghi che ha ribadito come non verranno intaccati i poteri dell’anticorruzione. Sembrava essersi concluso il botta e risposta tra il premier Mario Draghi e il presidente dell’Authority, Giuseppe Busia (nella foto), ma in queste ore si scopre che la partita è tutt’altro che conclusa. A rilanciare lo scontro è il vertice dell’Anac che, presentando la relazione annuale alla Camera, ha voluto mettere i puntini sulle i spiegando come è legittimo – e ben accetto – l’intento dell’esecutivo di rafforzare la Ragioneria generale ai fini dei controlli sulla spesa dei fondi europei per la ripartenza ma che l’autorità nazionale anticorruzione è stata fondamentalmente dimenticata.

Se nel decreto reclutamento della Pubblica amministrazione, voluto dal ministro Renato Brunetta, dopo le polemiche è stato aggiunto di fretta e furia un formale riconoscimento delle competenze dell’authority, Busia fa notare che non sono state previste assunzioni. Può sembrare un problema di poco conto ma il vertice dell’Anac non la pensa così tanto che fa sapere che “le risorse attualmente disponibili possono essere utilmente impiegate nella fase di impostazione e avvio dei progetti di sviluppo ma non sono sufficienti per il loro completamento per la loro gestione a regime”.

In particolare ha spiegato che, secondo le sue stime, “per il periodo 2021-2026 saranno necessarie risorse aggiuntive umane, finanziarie e strumentali per lo sviluppo e la gestione dei servizi digitali” stimabili “nell’ordine di 3 milioni di euro nel 2021, 9 milioni nel 2022, 12 milioni nel 2023, 10,5 milioni nel 2024, 8 milioni nel 2025 e 7,5 milioni nel 2026”.

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Pesante anche il bilancio sul lato delle risorse umane dove Busia ritiene che, per portare a compimento i progetti necessari per sorvegliare sul fenomeno corruttivo in vista dei fondi del Recovery plan, “saranno necessarie 15 unità di personale tecnico specializzato nella conduzione di progetti It complessi e 4 unità di personale con competenze amministrativo-giuridiche per la gestione degli aspetti contrattuali, per la definizione delle convenzioni con gli enti certificanti che interopereranno con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici nonché per la definizione dei provvedimenti di attuazione che dovrà emanare l’Autorità”.

PRECISAZIONE DOVUTA. Una relazione in cui Busia, oltre a rilanciare l’allarme per i forti interessi della criminalità organizzata negli appalti pubblici, ha soprattutto voluto smentire le voci di parte della politica che addita l’Autorità nazionale anticorruzione come un problema per la ripartenza del Paese. “Lungi dall’essere un freno all’attività amministrativa, l’Anac, al contrario, fornisce supporto e assistenza, aiuta le stazioni appaltanti ad utilizzare correttamente le risorse pubbliche e a risparmiare, acquisendo beni e servizi migliori per la stessa amministrazione e i cittadini”.

A dimostrazione di ciò, ha spiegato Busia, tra le tante iniziative già intraprese e solo a titolo esemplificativo c’è “l’individuazione dei prezzi di riferimento per prodotti di uso corrente, come le risme di carta o i servizi di pulizia” oppure “iniziative ad hoc, come quella appena conclusa sull’approvvigionamento di dispositivi medici per il diabete, che ha spinto le stazioni appaltanti verso procedure più trasparenti ed efficaci, con risparmi significativi a vantaggio dei pazienti”. L’opposto della corruzione, conclude Busia, che se lasciata libera danneggia “la collettività”.