Scontro sul decreto Aiuti alla Camera, Governo sempre più in bilico in attesa del vertice tra Conte e Draghi

Scontro sul decreto aiuti alla Camera: No dei 5S alla fiducia senza correttivi. Governo sempre più in bilico verso il vertice Conte-Draghi

Scontro sul decreto Aiuti alla Camera. Dalla stretta sul Superbonus al Reddito di cittadinanza all’inceneritore a Roma. Sono tutte norme indigeste ai pentastellati che sono contenute nel testo su cui si è consumata un’autentica pantomima che dà la misura di quanto questo esecutivo e questa maggioranza si tengano in piedi per miracolo.

Il Governo, proprio perché il decreto contiene norme scomode per i 5Stelle e in vista dell’incontro di mercoledì tra Draghi e Conte, aveva fatto capire di non voler forzare la mano, ovvero che era pronto a rinunciare alla fiducia sul testo, purché venisse rispettata la deadline fissata al 16 luglio per la sua approvazione.

Scontro sul decreto Aiuti

La Lega ha protestato con veemenza dicendo no a trattamenti di favore ai pentastellati. Che hanno fatto sapere che se almeno la norma sul Superbonus non dovesse cambiare, da parte loro non ci sarebbe alcun disco verde al testo.

Si sono susseguite riunioni di maggioranza a raffica che non hanno però sbrogliato la matassa. E alla fine di una giornata convulsa il Governo, con il ministro Federico D’Incà, ha chiesto di rinviare l’esame del decreto a mercoledì mattina.

Che a questo punto subirà modifiche, almeno sul bonus edilizio? Pare di sì, dal momento che ieri sarebbe mancato l’ok tecnico, ma non politico, del Mef in merito alle coperture.

E ancora: sarà blindato col voto di fiducia o no? Molto dipenderà a questo punto dal faccia a faccia tra Draghi e Conte. Ma Palazzo Chigi sembra intenzionato a lavarsene le mani.

Il Governo – fanno sapere fonti dell’esecutivo – ha detto ai partiti: prendetevi il vostro tempo, anche questa sera, noi siamo disponibili all’ascolto in una dinamica che ora è squisitamente parlamentare.

Ma tanto “squisitamente” parlamentare non è, dato che a decidere se porre la fiducia – cosa che col passare delle ore appare più probabile – sarà il Governo.

Faccia a faccia Conte-Draghi

Se si decidesse per la fiducia, ad ogni modo, gli unici sconfitti, perché contrari, sarebbero proprio i pentastellati. Mentre tutti gli altri partiti, Lega in testa, sono favorevoli a blindare il testo. Comunque sia questo allunga un’ombra sull’incontro atteso tra Draghi e Conte.

La tentazione dei 5S di uscire dal Governo ed eventualmente di garantire l’appoggio esterno non è infatti rientrata ma è solo congelata. Perché non esca dal freezer i Cinque Stelle dovranno riuscire a ottenere qualcosa in cambio, impegni precisi da parte dell’ex banchiere. Perché cova sempre sotto la cenere il fuoco.

E il fuoco è quella sensazione da parte del M5S di sentirsi non sufficientemente rappresentato e di assistere quotidianamente alla mortificazione delle sue battaglie, dal Superbonus al Reddito di cittadinanza, dal termovalorizzatore al salario minimo.

Conte ha chiesto ai dirigenti del Movimento di inviargli dei contributi per mettere a punto un documento che indicherà le bandiere dei pentastellati e le richieste sulle quali vorrebbe una sponda del premier.

I temi sul tavolo del vertice Conte-Draghi

Prima di vedere Draghi l’avvocato riunirà il Consiglio nazionale e, in serata dopo l’incontro, convocherà la riunione congiunta dei parlamentari pentastellati. Cerchiamo di capire allora su quali temi il presidente del Consiglio potrebbe andare loro incontro e su quali invece non è disposto a indietreggiare.

Diciamo subito: nulla da fare sulla questione delle armi all’Ucraina, né sull’inceneritore. Sì sui dossier sociali, mediazione sul Superbonus. Conte e i Cinque Stelle chiedono un cambio di passo del Governo sul conflitto ucraino; di andare oltre il semplice invio di armi e di uno sforzo concreto perché l’Italia sia promotrice di negoziati e di una soluzione diplomatica.

Ma sugli impegni internazionali dell’Italia l’esecutivo non è intenzionato ad andare incontro alle istanze dei pentastellati. Le armi continueranno a essere inviate a Kiev. Il decreto interministeriale, il quarto, sarà pubblicato nelle prossime ore.

Il Governo ha ricevuto peraltro la copertura del Parlamento, anche di recente. Il secondo no di Draghi dovrebbe arrivare sul termovalorizzatore. Il M5S non digerisce l’idea di un inceneritore nella Capitale. E lo ha detto in tutte le salse. Ma il presidente del Consiglio avrebbe su questo le mani legate.

Mediazione possibile tra Conte e Draghi?

Una mediazione dovrebbe arrivare sul Superbonus, invece. Il Governo, con i suoi interventi degli ultimi mesi, ha semplicemente bloccato il meccanismo della cessione, ha tolto dal mercato due operatori pubblici, come Cdp e Poste, e ha circoscritto il mercato dei crediti d’imposta solamente all’ambito bancario, ha spiegato Riccardo Fraccaro, padre della misura.

Ebbene il Governo dovrebbe ritornare a oliare il meccanismo di cessione ma non ci sarebbe più la proroga della misura.

Laddove il presidente del Consiglio è disposto ad andare incontro ai pentastellati è invece sui dossier sociali, vale a dire Reddito di cittadinanza, salario minimo, misure a sostegno dei deboli e alle imprese in crisi, tra un’inflazione galoppante e il calo prepotente del potere d’acquisto.

Blitz sul Reddito di cittadinanza

Il centrodestra, con il parere favorevole del Governo e contrario del Movimento, è riuscito a far passare nel decreto Aiuti una stretta al Reddito di cittadinanza: le offerte dirette da parte di datori di lavoro privati varranno come quelle avanzate attraverso i Centri per l’impiego.

E, quindi, faranno numero nel conteggio dei rifiuti che portano alla perdita dell’assegno. Una norma che Forza Italia non esita a definire “spazzadivani” e che per la Lega sarà utile a reperire lavoratori soprattutto ora che inizia la stagione estiva.

Il premier dovrebbe impegnarsi a cambiare tale emendamento in qualche modo, magari in sede di attuazione del provvedimento. Ma la concessione più grande Draghi dovrebbe farla sulla questione sociale, la povertà e i salari. Il bonus di 200 euro una tantum stanziato dall’esecutivo è considerato una misura gravemente insufficiente.

Conte chiederà quindi un piano complessivo contro la povertà. Ottenuta la difesa del Reddito di cittadinanza, il leader del M5S dovrebbe ricevere anche la promessa di portare a casa, tra settembre e ottobre, la legge sul salario minimo.