Scontro Usa-Ue sui visti: dopo che Washington ha negato l’ingresso all’ex commissario Breton, Bruxelles valuta una reazione “uguale e proporzionata”

Gli Stati Uniti negano il visto all’ex commissario Ue Thierry Breton. Bruxelles reagisce e difende la sovranità digitale europea.

Scontro Usa-Ue sui visti: dopo che Washington ha negato l’ingresso all’ex commissario Breton, Bruxelles valuta una reazione “uguale e proporzionata”

Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Unione europea si allarga dal commercio al digitale e finisce per investire anche il terreno, finora inesplorato, dei visti. Washington ha infatti negato l’ingresso negli Usa all’ex commissario europeo Thierry Breton e ad altri quattro cittadini europei, etichettati come “attivisti radicali” per il loro ruolo nella regolamentazione delle piattaforme digitali e delle Big Tech americane. Una decisione senza precedenti che ha provocato irritazione a Bruxelles e nelle principali capitali europee.

Secondo la lettura americana, le norme europee avrebbero messo “il bavaglio” ai cittadini statunitensi e danneggiato gli interessi delle grandi aziende tecnologiche. Per l’Europa, invece, il caso Breton rappresenta un attacco diretto alla sovranità normativa dell’Unione. Non a caso l’ex commissario, architetto del Digital services act e del Digital markets act, ha parlato di un’Europa “sotto attacco”, esposta a nuove tentazioni imperiali. Bruxelles ha chiesto chiarimenti ufficiali a Washington, ribadendo il diritto dell’Ue a regolamentare il mercato digitale in linea con i propri valori, dalla tutela della concorrenza alla libertà di espressione.

Scontro Usa-Ue sui visti: dopo che Washington ha negato l’ingresso all’ex commissario Breton, Bruxelles valuta una reazione “uguale e proporzionata”

Le tensioni si inseriscono in un quadro già compromesso da mesi di frizioni commerciali e da avvertimenti sempre più espliciti della Casa Bianca contro un impianto normativo giudicato “ingiusto”. Oltre a Breton, nel mirino statunitense sono finiti esponenti del mondo delle ong attive contro la disinformazione e l’odio online. L’unica iniziativa concreta, per ora, è arrivata sul piano legale, con un ricorso avviato negli Stati Uniti per contestare il rischio di revoca del diritto di soggiorno.

A Palazzo Berlaymont si valuta la risposta. Non si esclude una reazione “speculare” sui visti, pur consapevoli dei possibili effetti su dossier delicati come sicurezza, commercio e scambio dei dati. L’opzione ritenuta più solida resta però quella di non arretrare sul principio di sovranità digitale. Una linea che trova riscontro anche nell’industria: Airbus si prepara infatti a ridurre la dipendenza dai cloud delle Big Tech statunitensi, puntando su un’infrastruttura europea per proteggere i dati sensibili dal Cloud Act americano. Un segnale politico ed economico che mostra come lo scontro sui visti sia solo l’ultimo capitolo di una partita molto più ampia tra Usa e Ue.