Scuola, abilitazioni prese all’estero riconosciute in Italia dal Ministero: proteste dei precari e dei sindacati

Scuola, abilitazioni prese all'estero saranno preste riconosciute per l'insegnamento in Italia. Sindacati e precari si rivoltano.

Scuola, abilitazioni prese all’estero riconosciute in Italia dal Ministero: proteste dei precari e dei sindacati

Scuola, abilitazioni prese all’estero presto saranno valide per insegnare anche in Italia. Vicino il via libero del Ministero per tutti quelli che avranno conseguito il riconoscimento all’estero. Su questa notizia, insorgono sindacati e precari.

Scuola, abilitazioni prese all’estero riconosciute in Italia dal Ministero

Possibile svolta nell’insegnamento in Italia. Il ministero dell’Istruzione starebbe infatti per dare il via libera a un’ordinanza in cui prevede che chi è inserito con riserva nella prima fascia delle graduatorie provinciali (Gps) in quanto ha acquisito il titolo all’estero, potrà stipulare i contratti anche se manca il riconoscimento formale del titolo di accesso alla graduatoria. Dunque, sarà possibile insegnare in Italia avendo preso un’abilitazione all’estero.

“È una svolta per migliaia e migliaia di docenti che hanno conseguito l’abilitazione all’estero e costituisce uno spartiacque epocale in una vicenda che da anni è al centro delle richieste di Fratelli d’Italia per il mondo della scuola – commenta la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo, membro della commissione cultura del Senato e responsabile della Scuola del partito – L’ordinanza permetterà inoltre di coprire numerose cattedre rimaste vacanti rispondendo alle esigenze più stringenti degli istituti scolastici, spesso in ambasce, e garantendo ai ragazzi continuità didattica. Non posso che esprimere il mio apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal ministro e per lo straordinario lavoro di sintesi svolto dal presidente della commissione Cultura del Senato Roberto Marti”.

Proteste dei precari e dei sindacati

Tra i sindacati contrari all’ordinanza ci sono le sigle Uil e Cisl. “È possibile che un posto in Italia, per personale italiano, dipenda dall’esito di titoli conseguiti all’estero che rendono instabili graduatorie e immissioni in ruolo?”, si chiede Giuseppe D’Aprile della Uil scuola. “Questa – continua – è la conseguenza di una denuncia che la Uil Scuola Rua fa da tempo. Mantenere il numero chiuso nelle università che specializzano sul sostegno creerà l’ennesima divisione nel personale precario. Con il risultato che l’inizio del prossimo anno scolastico sarà nuovamente foriero di contenziosi”.

Per l’Unione Italiana del Lavoro, “è paradossale che un docente, abilitato o specializzato in Italia e inserito a pieno titolo nelle graduatorie, si vedrà in molti casi scavalcato nel punteggio proprio da chi non ha ancora un titolo valido a tutti gli effetti. Perché non ancora riconosciuto dal Ministero. E che non dovrebbe essere spendibile nelle graduatorie. Non si parli allora di continuità didattica se la supplenza assegnata al docente in attesa di riconoscimento del titolo, potrà decadere nel momento in cui questo non dovesse essere riconosciuto”, conclude d’Aprile.

Anche il Comitato Nazionale Specializzati si è esposto, chiedendo al Ministero che “ciò venga fermato, perché se venisse approvata una tale ordinanza, ciò vedrebbe gli specializzati su TFA dopo otto mesi di sacrifici, studio e merito, dieci insegnamenti e nove laboratori, frequenza obbligatoria, 150 ore di tirocinio, tesi e relazione tirocinio, essere scavalcati da coloro che hanno comprato un titolo estero senza sostenere nessun esame”.

 

 

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