Scuola materna obbligatoria sul modello europeo: arriva la proposta di Letta che divide la politica

Scuola materna obbligatoria: arriva da Enrico Letta una proposta sul modello europeo che però non convince la politica.

Scuola materna obbligatoria sul modello europeo: arriva la proposta di Letta che divide la politica

Scuola materna obbligatoria: il segretario del Partito Democratico Enrico Letta ha fatto una proposta per il mondo scuola che però ha suscitato diverse polemiche e diviso la politica. Tante le reazioni dure dagli avversari.

Scuola materna obbligatoria sul modello europeo

Nelle ultime ore, ha suscitato molte polemiche la proposta fatta dal segretario del Partito Democratico Enrico Letta sulla scuola obbligatoria sul modello europeo. L’idea del segretario dei Dem è di rendere obbligatoria la scuola dai 3 ai 18 anni. “La scuola dell’infanzia sia data alle famiglie con una gratuità necessaria“, ha sottolineato Letta. In base agli ultimi dati Istat, ad oggi gli iscritti in età regolare nelle scuole dell’infanzia statali e paritarie sono poco più di 1,2 milioni, pari all’89% dei bambini. Secondo i dati forniti dai dem, l’obbligo pensato da Letta porterebbe a un’ulteriore scolarizzazione di 150mila bambini, 96mila dei quali nelle istituzioni statali, e all’assunzione di 8.700 insegnanti. Vero la spesa totale per lo Stato sarebbe di circa 3 miliardi di euro all’anno ma avvantaggerebbe tante famiglie in difficoltà.

Nel resto d’Europa si segue in realtà questa linea proposta da Letta. In Francia e in Ungheria la scuola inizia a 3 anni, uno in più per Irlanda del Nord, Lussemburgo e Grecia, mentre in Inghilterra, Olanda, Austria, Bulgaria e Repubblica Ceca si comincia a 5 anni. Invece, in Finlandia ed Estonia, l’obbligo è fissato a 7 anni.

La proposta di Letta che divide la politica

Nonostante sia un modello su base europea, la proposta di Enrico Letta della scuola moderna obbligatoria è stata accolta da fischi e disapprovazione al Meeting di Rimini. Una proposta che ha diviso e generato polemiche tra i rappresentanti della politica italiana.

“Letta ha detto una cosa che non sta né in cielo né in terra”. La ministra per il Sud, Mara Carfagna, ha commentato: “L’idea dell’asilo obbligatorio non solo è in perfetto stile sovietico, ma anche fuori dalla realtà. Lo sa il segretario del Pd che l’offerta di nidi e asili in molti comuni del Sud non arriva al 15 per cento dei bambini residenti? Lo sa che al Sud oltre il 60 per cento delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili?”. Secondo la ministra l’unica operazione pensata a favore di bambini e genitori è quella “realizzata con gli investimenti del Piano nazionale di resilienza e ripresa e con la definizione dei livelli essenziali di prestazione. Oggi ci sono le risorse per portare l’offerta di nidi in ogni singolo comune italiano a 33 posti ogni 100 bambini entro il 2027. Il Pnrr paga i mattoni, l’ultima Legge di bilancio stanzia i fondi per maestre e personale”. Mentre Salvini ha definito “un genio” Letta, per essersi fatto fischiare a Rimini.

L’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, senatrice del Partito democratico, ha ulteriormente portato avanti il concetto “dai 3 ai 18”: “Non basta una scuola aperta, va introdotto nella Costituzione il diritto individuale universale all’istruzione e all’apprendimento. Il futuro del Paese e la tenuta della democrazia poggiano sulla conoscenza e la formazione permanente. In questo modo, infatti, si costruisce una società più giusta, che veda la piena attuazione dell’articolo 3 della Costituzione”.

Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, ha detto: “Sono favorevole all’obbligo scolastico fino a 18 anni. Così si fa in molti Paesi esteri. Se dobbiamo garantire un livello minimo ai nostri studenti, dobbiamo guardare a cosa si fa intorno a noi e 18 anni è un compromesso accettabile”.

 

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