Nella manovra 2026 il regalo alle scuole private ha un nome, un cognome politico e una firma. È l’emendamento che apre all’esenzione IMU per gli immobili delle scuole paritarie, inserito tra i “segnalati” della maggioranza e riconducibile alla Lega, con il sostegno esplicito del viceministro dell’Economia Maurizio Leo, che da mesi lavora a una “soluzione” fiscale per il settore. Le associazioni dei gestori, in testa AGIDAE, lo hanno ringraziato pubblicamente. Il governo ha eseguito.
La norma consente ai Comuni di esentare dall’IMU gli edifici scolastici utilizzati da istituti paritari del sistema nazionale di istruzione, prevedendo un ristoro statale di due milioni di euro annui a partire dal 2026. Una cifra simbolica, fissata a forfait, che non tiene conto della reale perdita di gettito per le amministrazioni locali. La misura viene presentata come tecnica. In realtà interviene su uno dei punti più sensibili del rapporto fra fisco e scuole private, riscrivendo un equilibrio costruito negli anni da sentenze e contenziosi.
L’emendamento IMU e lo strappo alla giurisprudenza
Fino a oggi la linea era chiara. La Corte di Cassazione, da ultimo con l’ordinanza n. 6501 del marzo 2024, aveva stabilito che l’esenzione fiscale spetta solo quando l’attività educativa è svolta a titolo gratuito o dietro un corrispettivo simbolico. Per la Consulta rette in grado di coprire una parte significativa dei costi qualificano l’attività come economica. Proprio su questa base molti Comuni avevano chiesto e ottenuto il pagamento dell’IMU da parte delle paritarie.
L’emendamento voluto dalla Lega cambia il criterio. L’asticella viene spostata sul “costo medio per studente”calcolato dal Ministero dell’Istruzione: una soglia che per la scuola primaria supera gli ottomila euro annui. In pratica, una scuola può chiedere rette pienamente in linea con i costi di gestione e continuare a godere dell’esenzione fiscale. È una sanatoria politica di fatto, che chiude il contenzioso a favore dei gestori e scarica sui Comuni il peso della scelta, compensandoli con un fondo largamente insufficiente.
L’emendamento è una decisione coerente con una linea che il viceministro Leo rivendica da tempo nei rapporti con il mondo delle scuole cattoliche e paritarie. La manovra semplicemente traduce quella linea in norma.
Voucher, fondi e un sistema sbilanciato
Ma attenzione, l’esenzione IMU non arriva da sola, non è l’unico regale alle scuole private. Nella stessa manovra compare il voucher da 1.500 euro per le famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie, sostenuto da esponenti di maggioranza e finanziato con risorse pubbliche. Un sussidio alla domanda che rende più competitivo il privato, senza intervenire sulle disuguaglianze di partenza: il bonus copre una quota della retta, il resto resta a carico delle famiglie. Un meccanismo che sostanzialmente premia chi può già permetterselo.
Sul fronte dei trasferimenti diretti, il Ministero dell’Istruzione ha portato i contributi alle paritarie oltre i 750 milioni di euro per l’anno scolastico 2024-2025, con un forte incremento delle risorse destinate alla disabilità. A questo si aggiunge l’accesso ai fondi del PNRR per progetti su STEM, dispersione scolastica e filiere tecnologiche, e l’equiparazione del servizio svolto nelle paritarie ai fini delle nuove abilitazioni dei docenti. Denaro pubblico, infrastrutture pubbliche, titoli pubblici.
Nel frattempo la scuola statale affronta il taglio di migliaia di posti, il dimensionamento degli istituti, contratti rinnovati con risorse che coprono solo una parte dell’inflazione. I sindacati parlano apertamente di drenaggio di risorse. I costituzionalisti richiamano l’articolo 33 della Costituzione, dove la libertà di istituire scuole private è esplicitamente separata dagli oneri per lo Stato. Fiato perso.
La manovra 2026 è un timbro sulla direzione intrapresa. L’emendamento IMU firmato dalla Lega e sostenuto dal MEF certifica una scelta politica: costruire un sistema di scuole private sussidiate, alleggerite fiscalmente e finanziate dal bilancio pubblico. La scuola statale resta il servizio universale ma viene amministrata in regime di scarsità. I numeri, e le firme sotto gli emendamenti, raccontano tutto il resto.