Scure sull’energia rinnovabile: arrivano i costi di rete anche sul solare

di Francesco Nardi

I Per molto tempo è stato difficile capire in che direzione andava il nostro Paese in termini di politica energetica. Il tema ha molto appassionato negli ultimi anni, con il dibattito sugli incentivi (è in scadenza l’ultimo conto energia) sui quali ormai si registra un’opinione pressoché unanime anche presso gli stessi operatori, che più o meno chiaramente sono disposti ad ammettere come il mercato fosse condizionato dai contributi incentivanti oltre la soglia di sostenibilità del sistema.
Quando sembrava che una strada fosse stata scelta con chiarezza, ecco che però sul settore minaccia di cadere una nuova tegola, il cui impatto potrebbe essere letale per lo sviluppo e la diffusione delle rinnovabili nella penisola.

L’allarme
L’avviso di tempesta arriva da un recente documento di consultazione diffuso dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas nel quale si prevede un approccio rivoluzionario nella computazione degli oneri di sistema, ovvero dei costi di mantenimento e sviluppo della rete e del sistema elettrico, che finirebbero quindi per ricadere anche sui consumi di energia derivante da fonti rinnovabili. Nel documento dell’autorità la novità, cui si chiede di replicare “con osservazioni e proposte” entro il prossimo 14 giugno, viene presentata come rispondente al fine di “orientare la propria regolazione a un principio di non discriminazione, con riguardo all’erogazione dei servizi di connessione, misura, trasmissione, distribuzione, dispacciamento e vendita nonché all’applicazione degli oneri generali di sistema”. Formulando di conseguenza una curiosa idea del modo in cui si possono evitare discriminazioni, poiché tale orientamento, se concretizzato, finirebbe platealmente per colpire il settore delle rinnovabili, già orfano degli incentivi, favorendo conseguentemente i produttori di energia da fonte tradizionale già tenuti a far fronte agli oneri di sistema.
In buona sostanza si tratterebbe di un’innovazione che equiparerebbe anche sotto il profilo della contribuzione l’utilizzo dell’energia proveniente da fonti rinnovabili a quella che proviene dalle centrali a gas o a carbone dei grandi gruppi, e che annienterebbe i vantaggi e l’appetibilità che al momento sostengono la domanda di rinnovabili sul mercato dell’energia.

Il sospetto

Da qui al sospetto che un’idea del genere possa risultare particolarmente gradita ai grandi gruppi il passo è davvero breve. Specie laddove si rilevi che il numero di impianti alternativi diffusi sul territorio hanno ormai messo le centrali a gas nella condizione di funzionare a scartamento ridotto, perdendo gradualmente terreno sul mercato. Si tratta chiaramente di una pura ipotesi ma l’obiezione comune, secondo la quale anche i grandi gruppi sono impegnati massicciamente nella produzione di energia da fonti rinnovabili, appare spuntata, poiché il rapporto tra la mole dei volumi d’affare tra i due settori energetici è a dir poco squilibrato. E inoltre va tenuto in considerazione che gli interessi dei grandi gruppi per le rinnovabili, che pure esistono, si sviluppano però prevalentemente all’estero.

Il paradosso
L’effetto di questa prospettiva è dunque paradossale, perché ci troveremmo nelle condizioni di aver alimentato e favorito la crescita di un mercato delle rinnovabili che, pur privato degli incentivi, ha mostrato segni di vitalità in un contesto di aperta concorrenza. Ma che difficilmente riuscirebbe a sostenere anche il colpo dell’equiparazione rispetto agli oneri di sistema.
Sorprende quindi che un’autorità di regolamentazione decida di intervenire in modo così significativo sugli orientamenti di politica energetica. Il settore, in attesa di comprendere se tali sciagurate ipotesi si concretizzeranno, torna così a vivere lo stato di incertezza normativa che già lo ha fiaccato negli anni delle compulsive riformulazioni dei conti energia. Di certo in tali contraddizioni affiora prepotente la consapevolezza che questo non possa essere un Paese per rinnovabili. Solo nel 2011 l’Autorità per la concorrenza si era espressa a proposito degli oligopoli che dominano il mercato dell’energia, chiarendo che solo i sistemi di autoproduzione potrebbero essere in grado di scardinarli. Quanto sia vero risulta dagli sforzi che si producono per evitarlo.

@coconardi