Se basta un titolo per censurare. Il romanzo “Fascisti!” boicottato dalle Regioni “rosse”. Quando la vuota ideologia mina il libero confronto

Diceva Doris Lessing: “Le ideologie, come le fedi, hanno fatto e continuano a fare un’immensa quantità di male. Poi grazie a Dio tramontano e scompaiono”. Questa, perlomeno, è la speranza che, purtroppo, spesso resta tale. E così anche un romanzo pregevole rischia un boicottaggio che sa di censura, semplicemente perché affronta un tema che, a distanza di sessant’anni, continua ad essere un tabù. Protagonista di quest’episodio il libro “Fascisti!” di Armanda Capeder (Enrico Damiani Editore).

LA TRAMA E IL DATO STORICO
Un titolo – semplicemente provocatorio, peraltro – ed ecco che scatta la censura tout-court. Come se il solo parlare di fascismo significhi apologia dello stesso. E invece il romanzo non è nulla di tutto questo. Tramite lo stratagemma della storia nella storia, infatti, l’autrice racconta, con onestà storica e documentale, quello che fu il fascismo, la sua ascesa e la sua caduta. Il tutto filtrato dagli occhi dei protagonisti: Luigi Armani, sua moglie Angela e la piccola Giovanna. Luigi è un giovane reduce della Grande Guerra e, come tanti altri ex-commilitoni, vede nel nascente fascismo un riscatto dalla condizione in cui lui e gli altri si trovano, delusi e umiliati, dopo tante promesse governative. Alla caduta di Mussolini, però, avviene il rovesciamento sociale. Nessuno, pare, sia mai stato fascista. Tutti, di corsa, si proclamano antifascisti. Un classico italiano, per il quale nella lotta degli opposti, si spalleggia sempre per chi vince.

LA GUERRA DEGLI OPPOSTI
Ma, nella guerra ideologica dei buoni contro i cattivi, non c’è spazio per la coscienza storica e lo studio obiettivo. E così basta un semplice titolo, bastano stralci del romanzo in cui si narrano gli eccidi degli antifascisti, otlreché quelli dei fascisti (in guerra l’umanità, a prescindere dai fronti, scompare), per far sì, come denuncia l’editore del libro, che il romanzo venga ritirato dalle librerie di Toscana ed Emilia, malgrado le richieste dei lettori. Per questa stessa “resistenza” in altre librerie il libro viene reso disponibile con difficoltà, malgrado sia in rete e ben distribuito. Il tempo di attesa diventa di 15 giorni per scoraggiare l’acquisto. È doveroso essere antifascisti. Ma bisogna esserlo a ragion veduta. Deve essere la storia che ce lo dice, non la sola ideologia, vuota e inutile se sprovvista di dato storico. Censura non è sinonimo di antifascismo. Ma, ironia della sorte, proprio di fascismo.