“Se e quando interrogare Toti lo decideremo solo noi”

Sull'interrogatorio di Toti il procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, alza la voce e rimette a posto la politica.

“Se e quando interrogare Toti lo decideremo solo noi”

L’interrogatorio del presidente (ai domiciliari) Giovanni Toti? Decidiamo noi se e quando farlo. È la secca risposta recapitata ieri dal procuratore capo di Genova, Nicola Piacente, in merito alla data – ancora da fissare – dell’interrogatorio chiesto dalla difesa del governatore.

Del resto, ha ricordato il capo della procura genovese, Toti si era avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip. Quello davanti al pubblico ministero, ha ricordato Piacente “non è un interrogatorio di garanzia”, e quindi non vi sono obblighi a farlo.

Dal punto di vista giuridico, il capo della magistratura genovese ha spiegato che l’indagato che decide di avvalersi della facoltà di non rispondere al gip, può in seguito fare dichiarazioni spontanee. Anche al Riesame e se c’è urgenza può presentare memorie. E ha concluso, non senza una punta di fastidio, che l’unico momento in cui la Procura è obbligata a interrogare l’indagato “è nella fase della chiusura delle indagini”. In altri momenti, è invece una decisione del pm sul se e sul quando.

Facciamo indagini, non politica…

Un messaggio chiaro, diramato per spezzare la pressione sui magistrati proveniente dalla politica, che, fin dai primi minuti successivi agli arresti del presidente ligure, ha iniziato a ragionare delle sue eventuali dimissioni, legandole sempre alla data dell’interrogatorio di Toti davanti agli inquirenti. Noi facciamo indagini, non politica, è il vero messaggio lanciato da Piacente.

Il sindaco Bucci chiede di essere sentito in Procura

E, a proposito di interrogatori, ieri Il sindaco di Genova Marco Bucci (non indagato) si è “messo a disposizione dei magistrati”. Una richiesta messa nero su bianco e fatta recapitare in Procura. La missiva, si apprende in ambienti politici, ha lo stesso contenuto delle sue esternazioni pubbliche. Nei giorni scorsi Bucci aveva detto ai cronisti “Non mi pento di nulla… Forse di qualcosina sì, ma me lo tengo per me. Anzi lo dirò ai pm”. Anche per lui i magistrati non hanno fissato una data. Probabilmente i magistrati vorranno finire di sentire tutti gli indagati prima di sentire Bucci, anche perché la voce del sindaco spunta in decine di intercettazioni dell’inchiesta.

Cavo: “Dissi a Toti che i Testa non mi piacevano”

Chi invece è stata sentita a lungo dal sostituto procuratore Federico Manotti nei giorni scorsi come persona informata sui fatti è la deputata totiana Ilaria Cavo. “Avvisai il presidente (Toti, ndr) che i fratelli Testa non mi piacevano”, ha messo a verbale, riferendosi ai fratelli Testa, Angelo Arturo e Italo Maurizio, indagati per voto di scambio aggravato dall’aver agevolato la mafia. Per gli inquirenti i due gemelli, stretti collaboratori dell’on. Alessandro Sorte (Fi) sarebbero stati i referenti di un clan mafioso messinese e avrebbero convinto la comunità riesina a votare il partito di Toti e i suoi candidati (tra cui la stessa Cavo) in cambio di posti di lavoro.

La parlamentare ha ammesso di averli conosciuti in un ristorante nei pressi di Bergamo. Si offrirono di aiutarla chiedendo a loro volta una mano per avere posti di lavoro, “magari dentro Autostrade”. “Nei mesi successivi si fecero troppo insistenti, si comportavano in una maniera che non mi piaceva affatto”, ha aggiunto Cavo. Per questo chiamò prima Sorte, che aveva fatto da tramite, e poi avvisò lo stesso Toti che quei due non le “piacevano”. Un avvertimento, secondo gli inquirenti, non colto dal presidente. In un’intercettazione tra i due fratelli raccontano come Toti li avesse presi sottobraccio durante un evento elettorale chiedendo di “aiutare comunque” Cavo visto che loro erano “dei bulldozer”.

I milioni del Consiglio regionale per la Diga

Sul versante politico martedì il Consiglio regionale dovrà votare per completare il secondo lotto della nuova diga del porto di Genova (ribattezzato da Burlando, “progetto Spinelli”). A tre giorni dalla posa del primo cassone subacqueo del più grande intervento del Pnrr – confermata il 24 maggio – l’assemblea dovrà dare il via libera al mutuo da 57 milioni destinati all’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale.

Tuttavia l’inchiesta ha portato in carcere l’ex presidente dell’Autorità, Paolo Emilio Signorini, e all’iscrizione nel registro degli indagati dell’attuale commissario, Paolo Piacenza. Tanto che ieri il Mit ha annunciato che invierà nell’authority una commissione ispettiva.

Quindi la domanda che ci si pone è: chi gestirà questi soldi? Centrosinistra e M5S probabilmente voteranno contro il provvedimento. Il presidente ad interim, il leghista Alessandro Piana, non si è ancora pronunciato, mentre il centrodestra potrebbe esprimere un voto favorevole al provvedimento approvato dalla Giunta Toti il 18 aprile scorso, quando il presidente era ancora in carica. Insomma, la confusione regna sovrana.