Italia Viva è venuta meno ai patti sulla legge elettorale. E così la riforma non arriverà in Aula neanche a luglio e neppure sarà discussa in commissione. Il rinvio, ufficializzato durante l’Ufficio di presidenza di Montecitorio, è passato grazie al fatto che i renziani hanno deciso di votare con il centrodestra. Un gesto condannato dal Partito democratico che invece negli ultimi giorni ha chiesto un’accelerazione. “Italia viva smentisce gli impegni assunti alla nascita del governo”, ha detto il vicesegretario Pd Andrea Orlando.
COSA È SUCCESSO. Il riferimento è all’accordo sottoscritto al momento della nascita del governo giallorosso: i 5 stelle hanno messo come condizione il via libera al taglio dei parlamentari, legge che i dem hanno votato in cambio appunto di una riforma del sistema di voto. E a gennaio scorso, tutte le forze dell’alleanza (Pd, M5s, Leu e Iv) hanno firmato un documento sulle riforme da fare prima del referendum. Ecco perché ora, il rinvio quando mancano meno di due mesi all’appuntamento elettorale, agita i democratici.
La novità delle ultime settimane è l’opposizione di Italia viva alla proposta di Giuseppe Brescia: un proporzionale con lista di sbarramento al 5 per cento. “Il Pd – ha riferito il relatore Emanuele Fiano al termine della seduta – ha chiesto con il proprio capogruppo Stefano Ceccanti che venerdì fosse calendarizzato in Commissione il voto del testo base; la richiesta è stata sostenuta da M5s e Leu, mentre Italia Viva si è dette contraria assieme al centrodestra. Questa decisione ha per noi un significato politico rilevante perché è la rottura di un accordo politico stretta nel momento in cui abbiamo tutti deciso di far viaggiare la legge elettorale in concomitanza con il referendum sul taglio dei parlamentari”.
Ma la questione va ben oltre le scaramucce: “Cambiare idea in politica è sempre lecito, è giusto però, quando questo avviene, dichiararlo esplicitamente”, ha scritto il vicesegretario dem Orlando in una nota. “E’ grave, invece, che questo nuovo orientamento di Italia Viva privi gli italiani della possibilità di avere una nuova legge elettorale mentre si profila con l’imminente referendum di Settembre il definitivo taglio dei parlamentari. Tale scelta, che smentisce gli impegni assunti alla nascita del governo, permanendo l’attuale sistema elettorale, priverà milioni di italiani che vivono nelle aree meno popolose di un’adeguata rappresentanza. Contrapporre la crisi economica all’esigenza di affrontare questo tema non solo è falso, poiché al Parlamento che sta rispondendo all’emergenza causata dal Covid non mancano gli strumenti per affrontare contemporaneamente anche questa tematica, magari rinunciando a qualche giorno di ferie dei parlamentari, ma è anche sbagliato poiché la crisi infatti rende ancor più necessario che nessuna area del Paese sia marginalizzata dal punto di vista politico”. È facile supporre che la soglia al 5% è per Italia Viva un ostacolo alla stessa esistenza del partito.