“Basta regali alla Casta. La sentenza Ue sui vitalizi sia di monito”. Parla l’europarlamentare M5S, Giarrusso: “Il privilegio al Celeste? Solo in Italia poteva succedere”

Ieri il tribunale dell’Ue ha bocciato il ricorso presentato dall'ex europarlamentare Enrico Falqui contro la riduzione del suo vitalizio.

“Basta regali alla Casta. La sentenza Ue sui vitalizi sia di monito”. Parla l’europarlamentare M5S, Giarrusso: “Il privilegio al Celeste? Solo in Italia poteva succedere”

“È il classico, le solite cose all’italiana. Purtroppo abbiamo fatto l’ennesima figura ridicola: come sempre i politici italiani, o meglio, una fetta dei politici italiani si dimostra affezionata oltre ogni limite al vitalizio. E così si tentano tutte le strade”. L’europarlamentare del Movimento cinque stelle Dino Giarrusso come sempre non si nasconde dietro formalismi e retorica e dice, in modo sprezzante, quel che pensa. Dinanzi all’ennesima notizia che sembra inevitabilmente presentarci la politica italiana come “casta”.

Ieri infatti il tribunale dell’Unione europea (leggi l’articolo) ha bocciato il ricorso presentato da Enrico Falqui. L’ex eurodeputato italiano aveva fatto appello contro la riduzione del suo assegno, ordinata da Bruxelles in conseguenza della decisione della Camera dei Deputati, che nel 2018 varò il taglio dei vitalizi: in Europa, infatti, vige la cosiddetta regola di pensione identica. L’ex eurodeputato dei Verdi si era opposto, ora il tribunale gli ha dato torto, definendo “legittima” la decisione del Parlamento europeo, richiamando le decisioni adottate in molte altre cause. “E pensare – commenta ancora Giarrusso – che era dei Verdi… Quando si diventa ‘casta’ lo si è da sinistra a destra, c’è poco da fare”.

Ennesima figuraccia della politica italiana?
Beh, direi di sì. I nostri politici passano ancora come quelli che davanti ai privilegi non si arrendono. Però alla fine hanno collezionato un clamoroso autogol.

In che senso?
Ora si spera che questa sentenza del tribunale dell’Unione europea possa fare lezione o quantomeno possa fare da monito a situazioni simili.

Si riferisce al caso Formigoni?
È bene precisare che ovviamente le due questioni sono slegate. Ma io voglio sperare che questa decisione possa fare da monito.

Mi par di capire che non è d’accordo con la restituzione del vitalizio a Formigoni.
Io dico solo una cosa: in nessun Paese europeo un signore condannato a oltre 5 anni per corruzione potrebbe poi chiedere e riavere un privilegio come il vitalizio. Quello che è accaduto giorni fa al Senato è a dir poco vergognoso.

Il 18 maggio, però, il Consiglio di Garanzia del Senato esaminerà il ricorso della segretaria generale di Palazzo Madama contro la sentenza con cui la Commissione Contenziosa ha ridato il vitalizio a Formigoni e anche a tutti gli altri ex senatori condannati…
Ecco, io mi auguro che anche sulla scorta di quanto deciso in Europa la questione possa essere ribaltata. Io, ripeto, credo sia davvero una vergogna. Anche perché il tutto è stato giustificato con espedienti che definirei imbarazzanti, citando cioè il Reddito di cittadinanza. Ma il RDC è una lodevole e necessaria misura di sopravvivenza, non è paragonabile al vitalizio da 7mila euro al mese che rivorrebbe Formigoni. Non scherziamo!

In Italia, però, non tutti la pensano come lei.
Questo è il punto. Purtroppo in Italia ci sono giornalisti e politici che fingono sia sacrosanta questa restituzione ad un condannato. In nessun paese europeo sarebbe possibile: la gente scenderebbe in piazza alla sola ipotesi, e nessun “giornalista” avrebbe la faccia tosta per sostenerla.

Dunque non è un diritto acquisito quello del vitalizio?
Non è determinato da una legge ordinaria, ma dai regolamenti interni di Camera e Senato, in autodichìa. Dunque così come hai avuto da regolamenti “interni” un privilegio che nessun cittadino può avere, allo stesso modo il privilegio ti può essere sospeso o ricalcolato grazie a quei regolamenti validi solo per parlamentari. Per Formigoni e gli altri condannati, poi, la situazione è ancora diversa. Trovo assolutamente giusto che chi viene condannato per reati commessi nell’esercizio del ruolo istituzionale perda quello che è un privilegio legato a quel ruolo e non un diritto comune a tutti i cittadini. Così, per dire, accade anche in Germania. In Italia, invece, inspiegabilmente il politico condannato fa la vittima, scrive libri, ribalta la frittata grazie a giornalisti complici ai quali sfugge un concetto.

Cioè?
Quella non è una pensione, ma un privilegio speciale che diventa Inaccettabile davanti a condanne esemplari. A maggior ragione in questo periodo di crisi: dai lavoratori dello spettacolo a stagionali e riders, gli italiani si sono dovuti e si devono spesso reinventare per andare avanti: perché mai ad un signore condannato a cinque anni e responsabile di un danno erariale da oltre 40 milioni di euro dovremmo ridare un vitalizio da 7mila al mese? Sarebbe una vergogna ingiustificabile.