Senza disciplina il Pd crolla. E addio alle riforme. Renzi al bivio: via l’opposizione per non finire anatra zoppa

Ieri La Notizia utilizzava la foto di Matteo Renzi con la divisa mimetica indossata nella veloce missione in Afghanistan per rappresentare l’inizio della guerra all’opposizione interna che ormai è diventata ben più di una spina nel fianco. La sconfitta in Liguria brucia, ma è lo stesso futuro dell’attività di governo che fa più paura. Continuare a far finta di niente è un errore di sottovalutazione che non è più possibile continuare. Serve un piano per i Dem e serve presto. Se l’opposizione pensa di fermare le riforme dall’interno, ha fatto male i conti. Arretrare adesso sulle riforme sarebbe l’inizio della fine.

SCUOLA, BANCO DI PROVA
Cosa succederà allora sull cosiddetto decreto sulla Buonascuola? Arriverà a destinazione secondo il disegno originale, oppure verrà ritoccato in base alle indicazioni della minoranza dem? E la legge elettorale, il tanto sbandierato Italicum, sarà oggetto di trattativa, come chiede il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, oppure non se ne farà nulla? La riforma costituzionale, poi, finirà in officina per una revisione completa, che farebbe tanto piacere ai moderati, o proseguirà per la sua strada? Per non parlare delle scelte in materia fiscale ed economica, che interessano tanto alla sinistra del centrosinistra. I due Pd che hanno idee completamente diverse sulle riforme fino alle regionali convivevano facendo finta di niente. Ma ora bisogna scegliere: o vince un’anima o vince l’altra. E siccome l’ex sindaco di Firenze è al momento l’unico premier disponibile, lo stesso Renzi dovrà porre la minoranza del partito, compresa Rosy Bindi, di fronte alle proprie responsabilità. O dentro o fuori. O con le riforme o contro le riforme. Sia pur in scala, dietro ai risultati della Puglia e della Liguria, si staglia l’ombra di Massimo D’Alema, sopito ma non domo. Sottotraccia ma non sconfitto, sommesso ma non dimesso. E con questo convitato di pietra Renzi dovrà fare necessariamente i conti finali. Per il bene del Paese, più che del Pd. Altrimenti le elezioni anticipate restano l’unica via d’uscita.

TONI INSOSTENIBILI
“Di assetti interni si vedrà eventualmente più avanti, dice il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini. Una frase sibillina: il file è aperto ma sarà Renzi a decidere. E in fretta. Tra pochissimo al Senato si torna a discutere di scuola. “Il Governo si fermi, stralci la parte che riguarda le assunzioni e apra un confronto serio sui poteri dei presidi e il piano per i precari”, dice provocatoriamente Stefano Fassina. Difficile far finta di nulla. La resa dei conti è vicina.