Senza Salario minimo addio pensioni dignitose

Salario minimo, il numero uno dell'Inps, Pasquale Tridico, spiega perché serve a tutti alzare gli stipendi.

Senza Salario minimo addio pensioni dignitose

La necessità di avere una legge sul Salario minimo anche in Italia, uno dei pochissimi Paesi Ue che ancora non ce l’ha, nasce anche da una considerazione che investe il futuro dei lavoratori e quello dei contribuenti. A spiegarcelo è il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.

Salario minimo, il numero uno dell’Inps Tridico spiega perché serve a tutti alzare gli stipendi

“Lavori poveri e troppo discontinui produrranno pensioni povere. Pensioni che, per essere dignitose e garantire una base di sussistenza, dovranno essere integrate dallo Stato e, quindi, dalla fiscalità generale”, spiega Tridico in un’intervista a Previndai Media Player, la newsletter multimediale del fondo pensione dei dirigenti industriali.

“Prima di questo – prosegue – dovremmo cercare di fare riforme che diano a milioni persone sottopagate o pagate in nero un salario minimo legale, contratti con adeguati livelli di tutele e rappresentanza sindacale, incentivi al lavoro femminile e prospettive per i giovani”.

In commissione Lavoro del Senato dove da inizio legislatura sono state depositate sei proposte sul Salario minimo è stato scelto come testo base quella (dei tempi del Conte 1) di Nunzia Catalfo, ex ministro 5S del Lavoro che poi ad aprile 2021 ne ha presentata un’altra, che include anche la rappresentanza delle parti sociali nella contrattazione collettiva e propone la detassazione degli aumenti dettati dai rinnovi contrattuali.

I lavori sul testo si erano sbloccati il 10 maggio con l’illustrazione degli emendamenti. Ora però si sono nuovamente fermati in attesa delle relazioni tecniche dei ministeri dell’Economia e del Lavoro e dei pareri della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Nessuno, però, può fare previsioni sui tempi anche alla luce dei nuovi equilibri nelle coalizioni determinati dopo il voto nelle città.

Il salario minimo infatti rimane un cavallo di battaglia del M5S. Che ha il sostegno di Leu e del Pd. Ma mentre i pentastellati hanno inserito una soglia minima oraria di retribuzione pari a 9 euro, sotto alla quale non si può scendere (livello ora non garantito a circa 4,5 milioni di lavoratori secondo i dati Inps) i dem non hanno indicato nessuna soglia di dignità.

Col ministro del Lavoro, Andrea Orlando, propongono che il trattamento economico complessivo (Tec) contenuto nei contratti maggiormente rappresentativi possa diventare il Salario minimo di riferimento per tutti i lavoratori del settore. Ma se tra gli ex giallorossi una convergenza alla fine appare possibile bisognerà fare i conti con l’opposizione delle destre, da Lega a Forza Italia.

Che sono pronte a bloccare i lavori a Palazzo Madama appena si inizierà a votare gli emendamenti. Fuori dal Governo si registra l’ostilità delle imprese e di parte del sindacato (Cisl). Ma dall’Europa la spinta per la sua approvazione è sempre più forte. Ieri è arrivato anche il via libera del Coreper (gli ambasciatori Ue) all’accordo raggiunto a Bruxelles sulla direttiva su salari minimi “adeguati ed equi”.