Senza Superbonus crolla l’edilizia. E ora si parla di recessione

A determinare la crisi non c’è solo l’addio al Superbonus 110% ma anche il quadro economico generale e i mutui alle stelle.

Senza Superbonus crolla l’edilizia. E ora si parla di recessione

La crescita record italiana è ormai un lontano ricordo. I motivi sono diversi, ovviamente, ma è indubbio che uno dei settori che ha trascinato maggiormente il Pil al rialzo è stato quello delle costruzioni, rilanciato e sostenuto soprattutto dal Superbonus. E ora che il Superbonus al 110% è stato prima ridimensionato e poi praticamente cancellato i risultati si fanno sentire e pesano sull’edilizia che nel 2024 rischia di andare incontro a una vera e propria recessione. A lanciare l’allarme è Federcepicostruzioni, dicendosi molto preoccupata per la difficile congiuntura del comparto.

A determinare la crisi non c’è solo l’addio al Superbonus 110% ma anche il quadro economico generale e i mutui alle stelle

Come detto, i fattori sono diversi: dall’inflazione ai tassi di interesse passando per una situazione economica generalmente più complessa. Ci sono fattori esterni, come la guerra in Ucraina, l’aumento del costo dell’energia, le tensioni geopolitiche. Ma non solo. Il trend preoccupante per il settore è stato confermato anche dal 96th Euroconstruct Italy Report – Winter 2003, pubblicato dal Cresme negli scorsi giorni: uno studio che delinea uno scenario di passaggio dalla stagnazione del 2023 alla recessione a partire dal 2024, come sottolinea il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi.

I due anni di crescita costante sono stati rimpiazzati, per tutti i segmenti dell’industria edile, da una previsione di contrazione che dovrebbe essere intorno al 7,3% nel 2024. Tra tassi d’interesse alle stelle e conseguente crollo delle transazioni immobiliari residenziali, la situazione è sempre più critica. E anche il settore non residenziale privato fa registrare flessioni nelle transazioni, con un calo di vendite di uffici e proprietà industriali.

Non ci sono però soltanto i problemi relativi ai mutui alti e alle famiglie in difficoltà e con meno possibilità di spesa. Come sottolinea Lombardi, infatti, “in questo contesto difficile il settore delle costruzioni sta affrontando anche le conseguenze di repentini cambiamenti nelle politiche governative. Con il ridimensionamento e il superamento del Superbonus, il mercato delle costruzioni si trova a dover affrontare gravi sfide di liquidità, ritardi nella realizzazione dei progetti e dispute legali in un contesto già di per sé di estrema complessità e difficoltà”. La speranza del comparto è ora legata soprattutto al settore delle opere pubbliche, che potrebbe essere il “motore trainante” dell’edilizia nei prossimi anni soprattutto grazie al Pnrr, nonostante “le complesse sfide temporali” legate alla realizzazione delle opere previste dal Piano.

Gli investimenti ammessi hanno raggiunto la quota di 107 miliardi di euro totali

Tornando al capitolo Superbonus, ieri Enea ha diffuso gli ultimi dati sull’utilizzo della misura che prevedeva lo sconto al 110%. Gli investimenti ammessi hanno raggiunto la quota di 107 miliardi di euro totali, stando alle cifre registrate al 31 gennaio del 2024. Il totale degli investimenti per lavori conclusi ammessi a detrazione è pari a 98 miliardi, con 471.778 edifici interessanti: si tratta di quasi 114mila condomini (per un investimento medio di 603mila euro), 241mila unità unifamiliari (investimento medio da 117mila euro) e 116mila unità indipendenti (investimento medio 98mila euro), oltre a otto castelli.