Senza Superbonus l’Italia dice addio alla crescita: così il governo ha affossato il settore che ha trainato il Pil

L'Ance lancia l'allarme: con la cancellazione del Superbonus il settore delle costruzioni è a rischio e la crescita italiana sparirà.

Senza Superbonus l’Italia dice addio alla crescita: così il governo ha affossato il settore che ha trainato il Pil

Con lo smantellamento del Superbonus, la crescita dell’economia italiana è destinata a scomparire dopo un già evidente rallentamento. L’allarme viene lanciato da Federica Brancaccio, presidente dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), in audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra. 

Una legge di Bilancio che si inserisce in un contesto “molto incerto” sia a livello nazionale che internazionale. La flessione dell’economia, non solo italiana, è evidente. E in questa dinamica “incide negativamente anche l’andamento del settore delle costruzioni” dopo i risultati eccezionali del precedente biennio.

Senza Superbonus la crescita si fermerà: la previsione dell’Ance

Nel biennio 2021-2022 il settore delle costruzioni ha contribuito “per circa un 30% all’eccezionale andamento del Pil”. Ma ora “vede una flessione”. Che, nel 2024, “subirà un ulteriore rallentamento”, anche “a causa delle modifiche intervenute sul Superbonus, che ne determinarono un definanziamento e un’impossibilità di cedere il credito”.

Questo rallentamento doveva essere “compensato dall’avviamento, con più slancio, del Pnrr che ancora subisce ritardi”. Infatti la Nadef “ha rivisto al ribasso la previsione di spesa nel biennio 2023-2024 e con una conseguente maggiore concentrazione della stessa negli anni 2025-2026”. 

La necessità di prorogare il Superbonus per concludere i lavori

In tema di Superbonus, c’è anche un altro tema sottolineato dall’Ance: è infatti ritenuta “necessaria” la proroga del 110% per consentire di completare i lavori condominiali già avviati. Servirebbe, in sostanza, una proroga limitata per consentire una “uscita ordinata” dalla misura con “costi contenuti” per lo Stato. 

Brancaccio spiega che l’Ance condivide la necessità di chiudere la stagione del Superbonus, ma soltanto “per aprire una riflessione seria sul futuro dell’efficientamento degli edifici in Italia”. Ora, però, serve una proroga così come lo sblocco dei crediti incagliati, su cui il governo non è intervenuto. 

Senza proroga della scadenza del 31 dicembre, spiega la presidente dell’Ance, il rischio è che ci siano “decine di migliaia di cantieri” che “non riusciranno a terminare i lavori in tempo utile”. Con una proroga, invece, si potrebbe evitare “la perdita improvvisa di centinaia di migliaia di posti di lavoro causata dalla sicura interruzione di migliaia di cantieri che potrebbe derivare dall’insorgere di un enorme contenzioso tra condomìni e imprese e scongiuri la corsa forsennata già in atto per finire i lavori, con conseguente rischio sia per la sicurezza dei lavoratori coinvolti sia per la qualità degli interventi eseguiti”.

La stangata sulla casa: 2 miliardi di tasse in più in tre anni

L’Ance si sofferma anche su un altro aspetto della manovra: l’aumento della tassazione sugli immobili, ritenuto “ingiustificatamente punitivo”. Stando alla relazione tecnica della legge di Bilancio, infatti, “emerge un consistente aumento del prelievo fiscale sulla casa per circa 1,9 miliardi di euro nel triennio”.

Secondo Brancaccio le maggiori entrate per lo Stato dovrebbero essere “quantomeno destinate alla riduzione della pressione fiscale sulla casa” e al finanziamento di “incentivi utili alla rigenerazione urbana delle nostre città”.