Separazione delle carriere, domani il voto: il presidente Anm Parodi spiega perché la riforma Nordio mette a rischio gli assetti costituzionali

Domani il voto decisivo sulla riforma Nordio. Per il ministro il referendum non deve essere politicizzato. Anm: "Noi indipendenti"

Separazione delle carriere, domani il voto: il presidente Anm Parodi spiega perché la riforma Nordio mette a rischio gli assetti costituzionali

Domani sarà il D-Day della (in)giustizia targata Meloni-Nordio. Il Senato infatti voterà per la seconda e ultima volta il disegno di legge costituzionale n.1353-B sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.

E’ già battaglia sul referendum

Ieri era ripresa la discussione generale sul provvedimento con la relazione di Alberto Balboni, ma la battaglia è già tutta fuori dal Parlamento. Scontato l’esito del voto, l’attenzione è sul referendum confermativo (senza quorum) e sulla data delle urne. Per il presidente Anm Cesare Parodi “potrebbe essere a marzo”, ma ieri il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha confermato che potrebbe arrivare già a ridosso del via libera del Senato. “L’ipotesi di essere noi a chiedere in anticipo il referendum è molto probabile”, ha detto Sisto, “non possiamo attendere i tempi dell’opposizione per sottoporre al popolo sovrano un referendum su una riforma che tende solo a  proteggere il cittadino”.

“Non sia un referendum Meloni sì, Meloni no”

Ma, naturalmente, anche ieri la parte del leone l’ha fatta il Guardasigilli Carlo Nordio, l’ex magistrato passato da una posizione fieramente contraria alla separazione delle carriere, alla stesura del testo che, secondo i magistrati, porterà il pubblico ministero sotto il diretto controllo dell’esecutivo, sconvolgendo l’assetto del bilanciamento costituzionale dei poteri.

“Auspico che la campagna referendaria si svolga sui contenuti, sugli aspetti tecnici” della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere e “non divenga un Meloni sì, Meloni no, come fu per Renzi”, ha dichiarato ieri Nordio, anche perché “la riforma non è rivoluzionaria come si dice”.

“La separazione delle carriere – ha continuato – conclude il percorso iniziato nel 1983 con l’introduzione del processo accusatorio. In tutti i Paese in cui esiste il processo accusatorio c’è anche la separazione delle carriere, che quindi è una riforma meno rivoluzionaria di come si dice”.

Nordio ha poi espresso l’auspicio che la magistratura “non si faccia abbracciare dalla politica“. Infatti “se vincesse il sì, la magistratura ne uscirebbe umiliata, ed io non lo desidero in quanto ex magistrato; se vincesse il no, sarebbe la magistratura ad intestarsi la vittoria e le opposizioni finirebbe ancora una volta sotto il tallone dei magistrati”.

L’Anm: “L’abbraccio della politica sarebbe un errore. Siamo indipendenti”

Immediata la replica di Parodi: “Se l’Anm decidesse di assumere una posizione politica o anche soltanto di avvicinarsi a forze politiche di opposizione, commetterebbe un errore imperdonabile”.

Per il presidente Anm, infatti, “se dovessimo in qualche modo vincolare delle forze politiche commetteremmo un grave sbaglio dal punto di vista strategico e un grave torto nei confronti della volontà della magistratura italiana di rimanere comunque autonoma e indipendente. Il comitato (per il referendum, ndr) è stato creato proprio per questo, e non possono entrare partiti, sindacati, associazioni, ma nemmeno singoli che abbiano ricoperti incarichi in partiti e associazioni, perché deve essere un organo espressivo, formalmente e sostanzialmente, della nostra assoluta autonomia e della nostra assoluta volontà di non fare opposizione politica. Questo deve essere chiaro per tutti”.

La riforma Nordio “non risolve i problemi della giustizia”

“L’Anm non si oppone alla riforma per volontà politica, oppositiva”, ha spiegato Parodi, “ci rendiamo conto dei grandi problemi della giustizia, vorremmo delle soluzioni, sicuramente avremmo avuto un atteggiamento diverso, se la riforma in questione risolvesse i veri problemi. Invece, questa riforma non affronta minimamente i problemi, non accelererà di un giorno i tempi dei processi”.

Inoltre, ha sottolineato, con la riforma “le correnti in magistratura resteranno, ma non saranno più rappresentate dagli uomini e dalle donne più adatte. Avremo un sistema in cui i singoli non dovranno rispondere a nessuno e questo è molto pericoloso”.

La Russa: “Forse il gioco non valeva la candela”

Sull’argomento correnti è intervenuto anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa: “Io personalmente sono stato tra gli artefici della separazione delle funzioni, che non separava le carriere, ma rendeva, com’è tutt’ora, difficile il passaggio da una carriera all’altra. Per cui è giusta la separazione delle carriere, ma forse il gioco non valeva la candela. Mentre invece l’aspetto dei due Csm è un tentativo, vediamo se riesce, di ridurre il peso delle correnti, non so se riesce…”.