Separazione delle carriere, il governo ha fretta: La Russa pronto alla mini-tagliola sugli emendamenti dell’opposizione

Votare la riforma della separazione delle carriere senza mandato al relatore. L'ipotesi allo studio di La Russa per aggirare l'ostruzionismo

Separazione delle carriere, il governo ha fretta: La Russa pronto alla mini-tagliola sugli emendamenti dell’opposizione

Accelerare i tempi, tagliare il dibattito, azzerare migliaia di emendamenti e varare l’agognata separazione delle carriere, provvedimento tanto caro al fu Cavalier Silvio Berlusconi. Il governo di Giorgia Meloni scalpita per approvare la riforma costituzionale, ferma da due settimane in Prima commissione del Senato ed è pronto a forzare la mano.

Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, infatti, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, domani mattina alla conferenza dei capigruppo proporrà di votare il disegno di legge senza mandato al relatore. Obiettivo: strozzare il dibattito.

In arrivo altri due disegni di legge costituzionali

La scusa è che proprio questa settimana la commissione incardinerà due nuovi ddl di riforma costituzionale, che la maggioranza aveva già tentato di proporre come emendamenti al dl Elezioni. Arrivano in Prima commissione, infatti, i due ddl unitari della maggioranza, depositati a prima firma del capogruppo di FdI Lucio Malan, ma sottoscritti anche dagli altri capigruppo di maggioranza, sulla revisione della disciplina elettorale per l’elezione a sindaco nei Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti e quello sul numero di consiglieri e assessori regionali. Il ddl sulle elezioni comunali, in particolare, sposta al 40% la soglia per l’elezione a sindaco al primo turno, eliminando al di sopra di quella la necessità di ballottaggio. Il relatore sarà il presidente di commissione Alberto Balboni (FdI).

Un ingolfamento che è manna per La Russa

Un ingolfamento istituzionale che è manna per La Russa. A dare il la al presidente del Senato, l’ostruzionismo attuato da tutte le opposizioni al provvedimento: sono infatti oltre 1300 gli emendamenti presentati e, a oggi, la Commissione è riuscita a votarne una manciata. I senatori sono arrivati all’esame dei primi 8 emendamenti all’articolo 2, tutti respinti, naturalmente. Ma il passo è troppo lento per la maggioranza.

Sulla separazione delle carriere calerà una mini-tagliola

Per questo La Russa – fine conoscitore della prassi parlamentare – ha in animo di abbracciare una sorta di “tagliola” che permetterebbe alla maggioranza di far approdare in aula il provvedimento entro fine mese.

In pratica, votando il disegno di legge senza mandato al relatore (escamotage al quale si fa ricorso quando si devono approvare decreti in tempi molto stretti), si fa cadere la discussione e quindi gli emendamenti, che vengono rimandati al confronto in aula.

Tuttavia la riforma delle carriere è una riforma costituzionale, degna del massimo del dibattito, sia in commissione che in aula. E licenziare il testo in questo modo sarebbe una grave forzatura dell’iter democratico. Una di quelle scelte che notoriamente mandano su tutte le furie il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il cronoprogramma di Nordio

Ma la volontà dell’esecutivo, non è un mistero, è rispettare il cronoprogramma stabilito dal ministro Carlo Nordio: approvazione del testo di riforma da parte dei due rami del Parlamento per l’inizio dell’autunno; referendum costituzionale da celebrare nei primi mesi del 2026 ed entrata in vigore entro l’inizio del 2027.

I magistrati non ci stanno

Un percorso lineare, secondo la maggioranza, che procede spedita nonostante l’opposizione dell’intero corpo della magistratura, che contro il disegno di legge ha già effettuato uno sciopero clamoroso. Spacciata come la panacea per – ufficialmente – ridurre i tempi della giustizia e snellire i processi, la separazione delle carriere è in realtà un provvedimento che rischia di stravolgere l’architettura costituzionale, mirando a trasformare il Pubblico ministero in un organo alle dirette dipendenze del potere esecutivo.

“La separazione delle carriere rischia di creare un pubblico ministero che lavora per condannare a tutti i costi”, ha commentato per esempio il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, “non ridurrebbe di un solo minuto la durata dei procedimenti giudiziari. Se il rischio di appiattimento tra giudici e pubblici ministeri fosse reale, non si spiegherebbero le numerose assoluzioni o condanne diverse rispetto alle richieste dell’accusa”, ha aggiunto.