La riforma costituzionale tanto cara al ministro Carlo Nordio (com’era tanto cara a Silvio Berlusconi e a Licio Gelli prima di lui) della separazione delle carriere arriverà in aula al Senato il 18 giugno. Inderogabilmente.
Un testa senza accordo né relatore
Anche senza l’accordo dell’opposizione. Sebbene la commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama non abbia avuto modo di esaminare e votare tutti gli emendamenti e nonostante il fatto che il testo approderà in aula orfano di un relatore.
Oltre 1350 gli emendamenti depositati, 250 quelli esaminati
Nella seduta serale di mercoledì, infatti, la commissione ha preso atto dell’impossibilità di concludere l’esame del ddl e di procedere al conferimento del mandato al relatore. E ciò nonostante la decisione di applicare lo strumento del canguro, cioè di accorpare emendamenti simili. Nonostante tutti i trucchi consentiti dal regolamento, i senatori sono riusciti a esaminare (e respingere) soltanto gli emendamenti agli articoli 1 e 2 e i primi 150 emendamenti all’articolo 3 del testo, per un totale di poco più di 250 emendamenti, a fronte dei 1.363 depositati.
Impossibile quindi concludere i lavori entro il prossimo mercoledì, 18 giugno, data scelta dalla maggioranza per la discussione, mentre l’opposizione aveva chiesto che tutto fosse rimandato a dopo l’estate.
Le lacrime di coccodrillo di Baldoni
“Come presidente della commissione mi sono adoperato in ogni modo per poter concludere l’esame di questo importante ddl di riforma costituzionale e arrivare al mandato al relatore – ha spiegato il presidente della commissione Alberto Balboni (FdI), relatore del provvedimento – ma l’opposizione ha esercitato ogni possibile ostacolo, sempre nell’ambito del regolamento, per impedirci di concludere l’esame, quindi, pur con rammarico, andiamo in aula senza relatore. La discussione si trasferisce in aula”.