Sgomberi a Caivano: una bomba che può esplodere

Nei prossimi trenta giorni sono previsti 254 sgomberi a Caivano: una bomba che può esplodere, i clan minacciano di cavalcare la rabbia.

Sgomberi a Caivano: una bomba che può esplodere

Ora a Caivano la presenza dello Stato rischia di essere vista in modo pericolasamente ostile. E qualcuno a Roma è rimasto sorpreso nei corridoi di palazzo Chigi, temendo una nuova bomba sociale. La decisione della magistratura di sgomberare entro 30 giorni gli alloggi popolari del Parco Verde rischia di essere una frattura sociale su cui i clan possono mettere i loro tentacoli. Il primo ad aver lanciato l’allarme è stato don Maurizio Patriciello, verso il quale da due giorni è iniziata la processione di una parte di quelle 450 persone che abitano i 254 appartamenti occupati abusivamente e messi sotto la lente di ingradimento della Procura di Napoli Nord. Il parroco ha accolto decine di queste famiglie raggiunte dall’ingiunzione di sfratto ponendosi come “mediatore” della rabbia popolare e senza nemmeno la presenza di un’Amministrazione comunale già sciolta per infiltrazione camorristica. Il punto delicato è uno in particolare: gli occupanti abusivi hanno tutti delle storie diverse.

Decenni di malapolitica

Nel Parco Verde gli alloggi pubblici di proprietà del Comune sono 758 di cui 158 sono “a riscatto” dopo l’accordo notarile che ha prodotto le proposte di acquisto mentre gli altri 600 riguardano la legge ex 219. Parliamo di un’area dove le case dovevano essere provvisorie e sono rimaste senza verde pubblico e senza servizi. “Nel corso degli anni alcune occupazioni, una cinquantina, hanno riguardato gli affari illeciti e lo spaccio – afferma Bruno Mazza, presidente dell’associazione Un’infanzia da vivere e abitante del parco Verde – ma ci sono gli altri 550 che hanno le loro storie. Ci sono gli occupanti senza titolo, definiti così perchè si sono regolarizzati da soli pagando le utenze e la tassa sui rifiuti: sono la maggioranza di quelli soggetti allo sfratto disposto dalla Procura. Poi ci sono i 280 che ancora attendono gli alloggi come mia madre”. Parliamo di una gestione ormai quarantennale dove la commistione tra interessi politico-elettorali e il diritto alla casa si sono intrecciati con il malaffare. La società Igica del Comune di Caivano fu creata nel 2001 per gestire gli alloggi pubblici ma, come sottolinea Mazza, “non ha mai trasferito i canoni di affitto” fino a quando è fallita e fu denunciata dagli stessi amministratori.

Le mani dei clan su Caivano

Sui circa 50 alloggi nell’orbita della camorra di Caivano, corrispondenti alle piazze di spaccio, dieci sono state chiuse dall’attività delle forze dell’ordine e, soprattutto, delle forze dell’ordine. Tra questi 254 appartamenti sotto sfratto ora è c’è il rischio che a montare la rabbia e la rivolta siano proprio i cinquanta che occupano le case per gestire i traffici illeciti e criminali”. Questo stesso rischio è stato lanciato da don Patriciello durante l’incontro con il gruppo di occupanti nella sua parrocchia. “I 200 adesso – aggiunge Mazza – possono essere trascinati e fomentati dagli altri 50 e possono essere regalati alla camorra che otterrà consenso nonostante non abbiano gli interessi di chi esprime il proprio diritto ad avere un alloggio. Spero che don Maurizio (Patriciello, ndr) diventi mediatore in questa situazione che conosce molto bene con la sua autorevolezza nel quartiere. Sono già iniziati i cortei di protesta nel parco e davanti al Comune, a guidarli sono proprio alcuni soggetti di quei cinquanta”. Per Caivano sarà un mese molto difficile: la sfida ora è quella di distinguere tra bisogno sociale e affari sporchi nel Parco Verde che da mesi è sotto il controllo dello Stato.