Show di Salvini al processo Open Arms, comizio in aula con le solite bugie. Dalla Guardia costiera libica al numero dei morti in mare, tutte le balle del ministro

Show di Salvini al processo Open Arms. Dalla Guardia costiera libica al numero dei morti in mare, tutte le balle del ministro

Show di Salvini al processo Open Arms, comizio in aula con le solite bugie. Dalla Guardia costiera libica al numero dei morti in mare, tutte le balle del ministro

L’allergia al processo e la passione per il comizio. Il ministro Matteo Salvini si è presentato ieri a Palermo per il processo che lo vede imputato di sequestro persona per avere rinchiuso 147 migranti sulla nave della Ong Open Arms in porto nell’agosto del 2019. Incurante delle fasi processuali come un influencer qualsiasi Salvini ha pensato che l’occasione di impersonare la parte della vittima fosse ghiottissima e si è esibito in un lungo monologo, quasi un’ora, rubando la scena all’accusa, al giudice e soprattutto alla giustizia.

Film già visto

Con il suo copione sotto il braccio l’attuale ministro delle Infrastrutture (ai tempi al Viminale) ha spiegato di avere “ripercorso tutto quello che è accaduto in questa vicenda. Era mio dovere e mio puntiglio sottoporre al tribunale alcuni elementi”. Il leader della Lega ci tiene a dire che “la politica in tema di immigrazione, che puntava a contrastare il traffico di esseri umani, era condivisa da tutto il governo.

Dal presidente del Consiglio Conte e dai ministri Di Maio e Toninelli”. Qui cade il primo mattone della propaganda: Salvini da mesi si professa martire unico fiero della decisione di far bollire i naufraghi sulla nave, provando a capitalizzare anche nell’ultima campagna elettorale il suo gesto. Giunto in Aula il suo temperamento si è annacquato e quel gesto solitario è diventato una responsabilità collettiva. Il ministro ha provato a trascinare nel processo anche l’Unione europea.

“Io ho solo adeguato il mio comportamento alle indicazioni europee – dice il ministro -. Era stato il Consiglio europeo a dire che non bisognava interferire nelle operazioni della guardia costiera libica, in quest’aula ho invece sentito dire che la guardia costiera libica non è affidabile”. Il leader della Lega deve essersi distratto negli ultimi mesi perdendosi la relazione dell’Onu, presentata dal segretario Antonio Gueterres in persona, in cui si certificano le violenza in Libia anche della cosiddetta Guardia costiera di Tripoli se non addirittura il doppio ruolo di alcuni suoi uomini militari di giorno e trafficanti di notte.

Ma la bugia che sanguina è quella pronunciata dal ministro sui morti nel Mediterraneo di quell’anno: “Durante la mia gestione del ministero dell’Interno sono diminuiti in maniera considerevole gli sbarchi e soprattutto i morti, di questa cosa ne vado orgoglioso innanzitutto come genitore. Meno sbarchi e meno morti, cosa che non è accaduta dopo”, dice Salvini. Il crollo degli sbarchi in Italia, tornati a crescere negli ultimi anni, era il risultato dei mortiferi accordi presi con la Libia nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti (Pd).

Salvini ha semplicemente proseguito nel solco di quanto fatto dal suo predecessore. Ma il numero di morti pur essendo diminuito in assoluto è aumentato in rapporto al numero delle partenze dalla Libia. “Il rischio di attraversare il Mediterraneo è triplicato”, si legge in uno studio pubblicato nel 2020 e realizzato da Eugenio Cusumano, ricercatore in Relazioni internazionali dell’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, e da Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi), basandosi su dati dell’Unhcr e dell’Oim. Tra giugno e dicembre 2018 è morto o è andato disperso il 5,7 per cento dei migranti partiti dalla Libia, tra gennaio e agosto 2019 il 6,7 per cento. Tra gennaio 2016 e maggio 2018 la percentuale era del 2 per cento circa. Secondo i due ricercatori, inoltre, l’instabilità politica del Nord Africa e il meteo sono i due fattori che incidono di più nell’influenzare le partenze dei migranti.