Sì al Recovery Fund, ora pure Orbán lo sostiene. Giravolta dell’Ungheria a patto però di maggiori benefici per Budapest

Due gli argomenti che hanno dominato ieri il vertice dell’Eurogruppo, presieduto dal dimissionario Mario Centeno: il Mes e la valutazione della proposta Next Generation Eu, al cui centro c’è il Recovery Fund. Anche se, come noto, le decisioni finali in merito a quest’ultimo non spettano ai ministri delle Finanze dell’Eurozona ma al Consiglio Europeo, cioè ai capi di Stato e di governo.

Questi ultimi si riuniranno il 19 giungo ma è ormai chiaro che in quella sede non verrà di fatto messo nulla nero su bianco. La novità è che rispetto alla posizione intransigente della vigilia, anche il premier ungherese Viktor Orbán e con lui i quattro primi ministri dell’Europa centrale, noto come “gruppo di Visegrad”, hanno accolto con favore il piano della Commissione per creare un fondo da 750 miliardi per aiutare i Paesi a superare la recessione innescata dalla pandemia, a condizione che “esso distribuito in modo più ampio di quanto sia stato proposto”.

In altre parole vogliono per sé una fetta più consistente rispetto alla ripartizione prospettata. Rimane in ogni caso sul tavolo il nodo della natura delle risorse da erogare, che i rigoristi del Nord non vorrebbero troppo sbilanciate a favore delle sovvenzioni. Si spera che una mediazione soddisfacente possa essere trovata nelle riunioni del Consiglio del 9 o 10 luglio. Intanto ieri Centeno ha rassicurato di esser “pronto a sostenere i leader in questi difficili negoziati” sul Recovery Plan. “Ora dobbiamo valutare le necessità di investimento, assicurare la complementarietà dei programmi di crescita nazionali e europeo, proteggere l’euro da strategie divergenti.

Proteggere l’euro – ha affermato Centeno – è importante come lo è difendere il mercato unico. Dobbiamo garantire che le prospettive della zona euro vengano prese in considerazione nel modo in cui intendiamo spendere le risorse”. A proposito del Fondo Salva Stati il presidente dell’Eurogruppo, dopo aver ammesso che il programma di aiuti Ue alla Grecia l’ha sì tenuta nella zona euro “ma che si sarebbe dovuta presta maggiore attenzione ai bisogni sociali dei greci”, ha tenuto a sottolineare come “con il nuovo Mes abbiamo dimostrato che il nostro fondo di salvataggio può adattarsi a diverse crisi e agire senza politiche del tipo della troika”.