Sì alla legge sull’oblio oncologico. La Lombardia fa da apripista

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all'unanimità una mozione dell’opposizione sul riconoscimento al diritto all'oblio oncologico.

Sì alla legge sull’oblio oncologico. La Lombardia fa da apripista

La Lombardia fa da apripista sull’eliminazione di una serie di discriminazioni che oggi esistono per i malati oncologici che hanno avuto la fortuna di guarire. Il Consiglio regionale nell’ultima seduta di martedì ha approvato all’unanimità la mozione sul riconoscimento al diritto all’oblio oncologico, che è anche oggetto di un testo di legge che dovrà essere approvato alla Camera dei deputati entro fine mese dopo che saranno discussi i venti emendamenti presentati al testo licenziato dalla Commissione Affari sociali di Montecitorio.

Prima firmataria della mozione al Pirellone è stata Lisa Noja, capogruppo di Azione Italia Viva. Il documento chiede che i sopravvissuti al cancro non siano discriminati, impegnando la giunta regionale a sostenere il riconoscimento del diritto delle persone che sono state affette da patologia oncologica e a istituire la Consulta regionale per la parità di trattamento. Il diritto all’oblio oncologico garantirà alle persone colpite da tumore e poi guarite a non essere discriminate nell’accesso a servizi come mutui e prestiti o all’adozione e affido di minori.

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità una mozione dell’opposizione sul riconoscimento al diritto all’oblio oncologico

“Siamo consapevoli – ha detto Noja presentando il suo testo – della delicatezza della questione che coinvolge il diritto alla salute, ma anche quello alla privacy e che già in molti paesi dell’Unione europea come Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda e Portogallo ha avuto una soddisfacente risposta da parte del legislatore. Vogliamo che la Regione Lombardia nell’ambito delle sue competenze si impegni fattivamente perché tale diritto sia fatto valere ad ogni livello”.

Nel dibattito sono intervenuti i consiglieri Luca Paladini (Patto Civico), Carlo Borghetti (Pd), Martina Sassoli (Lombardia Migliore) e Fabrizio Figini (Forza Italia), annunciando il voto favorevole dei loro gruppi alla mozione. La mozione ha ottenuto il parere favorevole della Giunta lombarda, espresso in Aula dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso. “Quando parliamo di diritti dobbiamo tenere conto che si tratta di qualcosa di dinamico, che il mondo è cambiato. E questo vale anche per la malattia. Chi avrebbe mai immaginato anni fa di parlare di oblio oncologico?”, ha esordito Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd, intervenendo nella discussione sulla mozione di minoranza.

Il provvedimento punta ad eliminare le discriminazioni verso le persone guarite dai tumori

“Oggi sono assurde le discriminazioni di cui sono fatte oggetto le persone che hanno avuto un tumore: non possono accedere a un mutuo, non possono adottare un bambino, sono trattati diversamente anche di fronte a un contratto o a una selezione per il lavoro. Un trattamento del genere è inaccettabile, fuori dal mondo, appunto, eppure succede”, ha continuato Borghetti, per il quale “l’Italia deve finalmente allinearsi alla risoluzione approvata dal parlamento Ue su questo tema, ma addirittura crediamo che serva una normativa omogenea in tutti i Paesi dell’Unione, che metta nero su bianco il fatto che oggi non è più vera l’equazione cancro uguale morte, anzi. Sono cambiate le cure, si è allungata la sopravvivenza anche per i casi più gravi e per qualcuno la malattia rimane solo un lontano ricordo. Per questo ritengo che l’oblio vada esteso anche ad altre patologie da cui si guarisce e che comunque non incidono più sul proseguo della propria vita”.

Borghetti ha chiesto, inoltre, che venga istituito anche un organismo di vigilanza, “perché troppo spesso non basta la norma se poi non se ne controlla l’applicazione. Penso alle operazioni con le banche o alle assicurazioni, per le quali dobbiamo insistere affinché siano ricalcolati i premi assicurativi, proprio per lo stesso principio: non c’è motivo di far pagare di più le persone che sono definitivamente guarite”.