Sì di tutti alle riaperture. Ma per Salvini è solo merito suo. Il Governo ha scelto in base ai dati e non dando retta a chi strilla di più

Ieri il leader della Lega Salvini si è affidato nuovamente ai social per la sua battaglia contro le misure restrittive adottate dal governo (di cui fa parte).

Sì di tutti alle riaperture. Ma per Salvini è solo merito suo. Il Governo ha scelto in base ai dati e non dando retta a chi strilla di più

Dopo la raccolta firme per chiedere di togliere la misura “insensata” del coprifuoco con tanto di hasthtag #nocoprifuoco, lanciata da Matteo Salvini il 26 aprile scorso, dopo lo strappo della settimana prima in Cdm con l’astensione dei ministri leghisti sul decreto Covid che stabiliva la road map delle riaperture, alla vigilia della cabina di regia e del conseguente Consiglio dei ministri che ha licenziato il nuovo decreto, ieri il leader della Lega si è affidato nuovamente ai social per la sua battaglia contro le misure restrittive adottate dal governo (di cui fa parte) lanciando un sondaggio su Instagram: “La Lega chiede di riaprire in sicurezza anche tutte le attività al chiuso: bar, ristoranti, centri commerciali, piscine e palestre. Siete d’accordo?”, il quesito proposto al popolo del web.

Sì di tutti alle riaperture. Ma per Salvini è solo merito suo

Dalla votazione che poteva essere effettuata nelle stories del profilo ufficiale di Salvini, ovviamente è emerso che il 91% degli utenti ha risposto sì, ma la domanda era quantomeno retorica. Chiaro che gli italiani dopo quindici mesi di privazioni più o meno dure e con i dati relativi alla pandemia in netto miglioramento, fossero favorevoli a riaperture “ragionate”, per usare un termine utilizzato dal premier Mario Draghi lo scorso 16 aprile quando, nello spiegare il decreto che conteneva le nuove misure con il graduale allentamento delle restrizioni, affermò “Ci prendiamo un rischio ragionato fondato sui dati che sono in miglioramento”, aggiungendo “Se i comportamenti saranno osservati, e sulla campagna vaccinale non ho dubbi che sarà sempre meglio, la possibilità che si torni indietro è molto bassa e in autunno la vaccinazione sarà molto diffusa”.

Insomma tutto lasciava presagire, come peraltro poi confermato da vari esponenti dell’esecutivo, che di fronte ad un trend positivo – come poi effettivamente si è registrato nelle ultime settimane – si sarebbe proceduto ad un ‘tagliando’ a metà maggio per valutare la sussistenza di presupposti per allentare eventualmente le misure nel caso che i dati epidemiologici lo avessero permesso. E Draghi è stato di parola (ma la cosa non sorprende): in zona gialla coprifuoco dalle 23 alle 5 di mattina a partire dall’entrata in vigore del nuovo decreto legge; dalle 24 a partire dal 7 giugno e superamento totale dal 21 giugno. Nelle regioni in zona bianca valgono soltanto le regole di comportamento, cioè mascherina e distanziamento, quindi, non è previsto il coprifuoco. Questa la proposta che il premier ha portato sul tavolo dell’attesissima cabina di regia e poi recepita nel nuovo decreto anti covid, oltre che la riapertura, dal 22 maggio, dei centri commerciali anche nel fine settimana e la a riapertura dei ristoranti al chiuso anche la sera dal 1° giugno.

Primo allentamento dell’Esecutivo sulle restrizioni. Scelta fatta in base ai dati e non a chi strilla di più

Al di là della propaganda salviniana, che ovviamente si è ‘intestata’ lo slittamento e la previsione di definitivo annullamento del coprifuoco nonché la ripartenza di alcune attività, quando parlano i numeri (un’altra settimana, quella scorsa, segnata da una riduzione significativa del numero di nuovi casi di infezione da coronavirus con un calo del 27,8%) le opinioni, fino a prova contraria, passano in secondo piano.

“Se oggi si può ragionare su ulteriori riaperture e su di un progressivo superamento del cosiddetto coprifuoco lo si deve alle misure restrittive adottate nelle scorse settimane e non certo alla propaganda di qualcuno”, ha non a caso sottolineato sibillino il capogruppo alla Camera di Leu, Federico Fornaro e in ogni caso pure il ministro pentastellato Luigi Di Maio, dopo una riunione alla quale hanno partecipato tutti i ministri M5S prima del Cdm, si era espresso a favore di un superamento del coprifuoco, chiesto peraltro, oltre che dall’opposizione con FdI, anche da FI (“Chiediamo al governo di prolungare subito il coprifuoco fino alle 23 o a mezzanotte, per poi prevedere la sua eliminazione a giugno, e di riaprire settori e attività ancora chiusi”, la richiesta di Antonio Tajani) e da Italia Viva ma senza la solita verve polemica della Lega che anche ieri dopo l’approvazione del nuovo decreto ha diramato una nota per esprimere “Soddisfazione, nonostante le resistenze di qualcuno, per le nuove riaperture”.

Non si capisce da chi arrivassero queste fantomatiche “resistenze” visto che anche il ‘rigorista’ Speranza negli ultimi giorni, visti i dati pandemici in miglioramento, aveva espresso la volontà (finalmente) di allentare e poi abolire il coprifuoco e di “Aprire una nuova stagione nel Paese”.

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