Si scommette sulle nozze Fiat. In corsa i big di Cina e Corea. Molte voci sui giornali. Il titolo vola in Borsa. E resta in piedi anche la soluzione con Peugeot

Si rafforzano le voci di una fusione o di una vendita di Fiat Chrysler a un grande player mondiale del settore

Un recupero così veloce dopo una discesa altrettanto rapida del titolo in Borsa, causata dalle stime future meno brillanti del previsto, accendono una luce sul destino di Fiat Chrysler, per la quale si rafforzano le voci di una fusione o di una vendita a un grande player mondiale del settore. A fine seduta ieri le azioni hanno guadagnato un altro 2%, in una giornata con l’indice generale chiuso in negativo, poco sopra i 13 euro. D’altra parte siamo di fronte a un affare potenzialmente colossale, con risvolti anche per la cassaforte degli Agnelli, Exor (ieri +1,8%) e Ferrari (+1,3%). Ma chi sono i candidati a questo matrimonio?

Ieri ancora una volta il Wall Street Journal ha rilanciato l’ipotesi di uno scambio azionario con Peugeot ma alzando le quotazioni di altre soluzioni che portano dall’altra parte del mondo, verso i colossi coreani o cinesi (e in tal senso non è sfuggita la presenza di John Elkann al ricevimento in Quirinale con il presidente Xi Jinping per la firma degli accordi sulla via della seta. Uno scenario che convince di più il Financial Times, che in una ricostruzione pubblicata lo scorso fine settimana ha avallato l’esigenza per l’ex Fiat di creare un gruppo più grande e solido.

Secondo le case di investimento, l’opzione Cina per un’alleanza con Fca dovrebbe comunque superare una possibile contrarietà da parte dell’amministrazione Trump. “Ci aspettiamo una prima parte del 2019 complessa e che potrebbe essere ulteriormente complicata dall’andamento negativo dei mercati europeo e cinese – ha detto un broker citato dall’agenzia Radiocor – ma l’appeal speculativo potrebbe sostenere il titolo”. Secondo Mediobanca Securities, un’alleanza tra Fca-Psa (Peugeot) resta un progetto con senso industriale, ma non ci si aspetta niente di concreto nel breve termine.

A frenare, come ventilava appunto il Wall Street Journal, sarebbe la posizione contraria della famiglia Agnelli, che controlla la finanziaria Exor e detiene le quote di maggioranza Fca, in merito ad una eventuale fusione. A Torino si mantiene un profilo rivolto all’eventuale nascita di accordi paritetici o joint venture (come quello, quarantennale, tra le stesse Fca e Psa dedicato al comparto dei veicoli commerciali, nelle scorse settimane confermato almeno fino al 2023). Mike Manley, amministratore delegato di Fiat-Chrysler, dal canto suo sarebbe più favorevole a porre in essere agreement e partnership rivolti ad un reciproco vantaggio di miglioramento delle offerte e di sviluppo tecnologico.