Battaglia sui diritti musicali. Se le suonano pure a Sanremo. Dubbi sulla solidità della privata Soundreef che sfida la Siae. Il gruppo privato precisa: nessuna criticità sui conti

A Sanremo c’è già chi se le suona di santa ragione. Dubbi sulla solidità della privata Soundreef che sfida la Siae. Ma a rischiare sono gli artisti

A Sanremo non si è sentita ancora una nota, ma c’è già chi se le suona di santa ragione. Il Festival è il tempio della musica italiana ed era più che prevedibile che la battaglia per la gestione dei diritti musicali si prendesse un pezzo del palco. A smuovere le acque è una lettera arrivata anche al nostro giornale, in cui si squarcia un nuovo velo sulla piccola orgogliosa sfidante del grande monopolista Siae. Davide contro Golia, insomma, dove il finale non promette di finire in gloria come nella Bibbia. Fatte una serie di verifiche – su cui il nostro giornale ha avviato un controllo nelle banche dati inglesi – l’autore di una ricerca decisamente molto dettagliata rileva che la società britannica Soundreef Ltd (a cui hanno affidato la raccolta dei loro diritti d’autore due celebrità come Fedez e Gigi D’Alessio) a Londra non è considerata troppo solida.

Banche dati – Citando la fonte D&B European report, del maggio 2016, il rating della start up era di 3 su 4 (cioè con un rischio di fallimento superiore alla media), il faillure score (cioè la probabilità di fallimento) di 27 su 100 (moderatamente alta) e il delinquency score (rischio di pagare in ritardo) persino più elevato, pari a 63 su 100. Ciò nonostante Soundreef è entrata sul mercato italiano, facendo leva sugli innegabili vantaggi della concorrenza lì dove esiste da sempre un monopolio di fatto della Siae. Vantaggi della concorrenza subito però cancellati dalla poca trasparenza sulla effettiva proprietà del player anglosassone, dietro il quale c’è una società fiduciaria (la Vietri Management Ltd) che possiede il 30,63% delle quote e ripiana le perdite, con oltre 400 mila sterline nel 2013 e poco più di 500 mila sterline nel 2014. Nella lettera, firmata con nome e cognome da uno studente italiano che vive a Londra e dichiara di volersi occupare di musica e diritto d’autore, si fa riferimento poi a voci su una presunta campagna acquisti fatta da Soundreef, con le voci per la verità circolate anche in Italia ma senza mai riscontro, di un milione dato a Fedez e addirittura di due a D’Alessio per lasciare la Siae. Voci, va ripetuto, senza alcuna prova.

Anomalie – Verificate invece tutta una serie di altre incongruenze, a partire dal numero dei dipendenti, notevolmente più basso dei 30 dichiarati dalla stessa società in Parlamento. Dopo il rafforzamento della Soundreef Spa italiana nel capitale della controllata inglese, anche al nostra centrale rischi del Cribis non rilascia un giudizio troppo rassicurante (3 su 4 rischio di cessazione dell’impresa, rischio moderatamente alto di fallimento). Ultima, ma non meno importante delle anomalie, si fa riferimento ai pagamenti effettuati dagli esercizi commerciali che pagano i diritti a Soundreef e non alla Siae. Esercizi che pagherebbero l’Iva secondo le aliquote inglesi e non italiane, con un risparmio probabilmente elusivo delle imposte, fin quando non arriverà la Brexit.

 

SCRIVE SOUNDREEF: NESSUNA CRITICITA’ SUI CONTI

in merito all’articolo “Battaglia sui diritti d’autore” comparso ieri sul vostro sito le scriviamo per rettificare (legge n. 47 del 1948 (art. 8), Legge sulla stampa; legge n. 69 del 1963 (art. 2), istitutiva dell’Ordine dei giornalisti) le gravi affermazioni sulla nostra società contenute nel vostro articolo:

La Soundreef LTD è controllata al 100% dalla Soundreef SPA, come rilevabile da una visura aggiornata della società, un semplice controllo avrebbe evitato di pubblicare inesattezze. I  bilanci della Soundreef SPA e della Soundreef LTD sono regolarmente revisionati dalla società di revisione Ernst & Young e non presentano alcuna criticità. Con riferimento al rischio di fallimento da voi citato, facciamo presente che la Soundreef LTD non presenta al momento alcuna posizione debitoria verso banche o altri istituti di credito ne creditori finanziari diversi, e come tale non è soggetta ad alcun rischio di fallimento o insolvenza; essa è inoltre fortemente patrimonializzata dalla capogruppo. 

Ci riserviamo di tutelarci in sede civile e penale con riferimento alle vostre dichiarazioni, che riteniamo diffamatorie, sulle tematiche fiscali.

Chiarito questo non ci esimiamo dal concordare con la vostra affermazione sui vantaggi innegabili della concorrenza in un mercato dove esiste da sempre un regime di monopolio.

Cordiali Saluti

Angelo Vitale
Ufficio stampa Soundreef