Oggi alle 14 Angelo Bonelli, deputato di Avs, sarà a Porta San Paolo a Roma alla manifestazione promossa dalle campagne Ferma il Riarmo e Stop Rearm Eu. Con lui ci sarà Giuseppe Conte e una parte del Pd (ma non Elly Schlein). La manifestazione rientra nella mobilitazione europea contro il vertice Nato a L’Aja, che deciderà i dettagli del gigantesco piano di riarmo deciso dall’Ue.
Bonelli, lo dica secco: tre motivi per i quali oggi è importante essere in piazza.
“Bisogna essere in piazza perché il mondo è sull’orlo del baratro. Questa corsa a riarmo sta portando solo nuove guerre e ci troviamo di fronte a uno scenario inquietante, una terza guerra mondiale, ma che sarà nucleare. E quello che sta accadendo in Iran lo dimostra. Il secondo motivo è questa follia del 5% del Pil per le spese per armamenti a cui Giorgia Meloni ha detto di sì, che sarà devastante per il nostro Paese. Il terzo motivo è una dimensione etica globale, questa corsa al riarmo ha portato la spesa a 2700 miliardi di dollari in armi in un anno, una cifra mai raggiunta. E ogni giorno muoiono 20mila persone nel mondo a causa della fame. Infine c’è la grande questione della crisi climatica che è stata messa violentemente da parte dal tema della guerra”.
A livello europeo il Rearm Eu sembra una certezza, ci sono margini per invertire la deriva bellicista?
“La decisione del Rearm Eu dell’Unione è una follia che noi contrasteremo fino alla fine. Purtroppo però c’è una maggioranza trasversale che attraversa le famiglie politiche europee favorevole a questo piano da 800 miliardi, che sarà lacrime e sangue. Impedirà di investire nei settori chiave del rilancio economico dell’Europa. Penso all’innovazione tecnologica, al lavoro, la previdenza. Ma penso anche al tema della transizione energetica. Non è un caso che queste guerre siano legate proprio al tema anche dell’energia, petrolio, gas, uranio, centrali nucleari”.
Lei è un fautore del campo largo, ma ci sono ampie frange del Pd favorevoli al piano…
“A me la definizione del campo largo non è mai piaciuta, è sbagliata. Noi dobbiamo costruire un’alleanza per l’Italia basata sui programmi, sui temi, sui contenuti e su questo che ci premieranno i cittadini, come è accaduto per la manifestazione del 7 giugno sulla Palestina. Penso che abbiamo interpretato il sentimento di disgusto, non solo rispetto a quello che di drammatico sta accadendo a Gaza, ma anche rispetto alla guerra. E che abbiamo interpretato il sentimento anche di elettori di destra che non c’è la fanno più, che vogliono un cambio di rotta. Il tema non è il campo largo, ma un’alleanza che certamente vede un nucleo centrale fondato da Pd, Avs e M5S. Le polemiche dentro al Pd spero siano rapidamente risolte, perché favoriscono la destra”.
Quale dovrebbe essere la posizione dell’Italia al vertice Nato?
“Dovrebbe essere quella del no all’aumento delle spese militari, come ha fatto il governo spagnolo guidato da Pietro Sanchez. Ma non si dica che noi siamo irresponsabili, come qualcuno ci vuole dipingere. È in corso un tentativo di criminalizzazione del movimento, non solo pacifista, ma di chi oggi ritiene che deve esserci un’altra via alla logica del riarmo. Quando difendevamo la vita a Gaza e parlavamo contro lo sterminio del criminale Netanyahu, ci accusavano di essere antisemiti. Adesso, nel momento in cui diciamo che Israele ha violato il diritto internazionale, ci accusano di essere amici della teocrazia e della dittatura iraniana. Sono gli stessi che ci attaccavano, quando dicevamo che la democrazia non può essere esportata con le bombe e con la guerra, perché abbiamo visto il disastro dell’Afghanistan, dell’Iraq, della Siria e della Libia. Quei Paesi sono stati bombardati al grido di “porteremo la democrazia, perché sono dittature”. Adesso abbiamo nazioni instabili, dove l’odio è aumentato e dove il terrorismo la fa da padrone”.
L’esecutivo ha dato per scontato che l’Italia dovrà raggiugere il 5% del Pil in armi, cosa comporterà tale scelta per i cittadini?
“L’aumento al 5% del Pil sarà devastante, insostenibile dal punto di vista economico per il Paese. Tanto per dare i numeri, significa aumentare di 100 miliardi rispetto a quello che già noi spendiamo, quindi arrivare a circa 132 miliardi l’anno in spese per armamenti. Ma noi abbiamo tagliato sanità, servizi sociali, scuola. Ai pensionati abbiamo concesso solo l’aumento di 10 centesimi al giorno. Una cosa inaccettabile. Il governo ha tagliato i servizi di assistenza domiciliari agli anziani che hanno malattie neurodegenerative, abbandonando milioni di famiglie che vivono questo problema drammatico nelle loro case. La scuola, l’istruzione e la cultura sono state massacrate. Per non parlare del trasporto pubblico, mentre la follia di Salvini vuole fare il Ponte sullo Stretto. Noi già spendiamo tantissimo in armamenti. Pensi che gli investimenti per le armi già previsti per i prossimi 5-7 anni ammontano a 72 miliardi di euro”.