Silenzio, parla Beppe. Grillo dà l’ordine: i parlamentari possono parlare solo se hanno il permesso, altrimenti vanno fuori

Beppe Grillo silenzia i parlamentari del Movimento 5 Stelle. E se non vogliono accettare le regole, vanno a casa. L'ordine in un post sul suo blog.

Beppe Grillo silenzia i parlamentari del Movimento 5 Stelle. E se non vogliono accettare le regole, vanno a casa. L’ex comico ha messo nero su bianco il suo diktat, che impone una nuova stretta mediatica ai rappresentanti pentastellati. “Tutte le uscite comunicative dei portavoce (partecipazioni a eventi, interviste alla tv, interviste ai giornali, post sui social network riguardanti l’azione politica del MoVimento 5 Stelle e simili) devono essere concordate assieme a loro”, ha scritto Grillo sul blog. Il motivo? “Si rischia di cadere nelle trappole giornalistiche o di danneggiare l’immagine del MoVimento 5 Stelle con uscite goffe e maldestre. Chi danneggia l’immagine del MoVimento 5 Stelle può incorrere nelle sanzioni definite dal Regolamento: richiami e sospensioni. Non si fanno sconti a nessuno”, ha scandito il leader senza diritto di replica. L’ordine grillino è arrivato il giorno dopo l’articolo de La Repubblica che parlava di una possibile convergenza tra M5S e Lega per formare una maggioranza nella prossima legislatura. Ma, a quanto pare, a provocare la decisione sono state le dichiarazioni rese da Roberto Fico ai cronisti alla Camera su Donald Trump e sull’eredità di Barack Obama.

La nuova linea, comunque, alimenta lo scontro con i parlamentari, tentati dalla possibilità di muoversi in maggiore autonomia. Dopo la cancellazione con un click del direttorio, c’è stata una stretta ancora più severa. “I portavoce eletti del MoVimento 5 Stelle hanno un compito ben definito: dedicarsi al compimento del programma votato da 9 milioni di italiani alle politiche del 2013”, ha ribadito Grillo, lanciando un messaggio di ridimensionamento. E tanto per chiarire ha aggiunto: “Il programma per le prossime elezioni, come nel 2013, non sarà definito dai parlamentari (che pure hanno il compito di proporre dei punti da mettere in votazione), ma dagli iscritti del MoVimento 5 Stelle come sta avvenendo in queste settimane per il programma energia in votazione su Rousseau. Chi non sarà d’accordo con il programma definito dagli iscritti, potrà perseguire (se riuscirà a essere rieletto) il suo programma in un’altra forza politica”.