Silvio fa il pompiere. Per il momento la guerra civile è finita

Alla fine il rischio concreto è che finisca con il rottamarsi da solo. Senza nemmeno dare la soddisfazione ai suoi avversari di poter dire di averlo fatto fuori. Perché la tattica scelta da Matteo Renzi per far passare la nottata, rappresentata dal governo delle larghe intese con annessa strana maggioranza, è di quelle ondivaghe. Tergiversare, più che comunicare un percorso chiaro, sembra esser diventato il motto. Del resto in questa lunga traversata nel deserto della politica di casa nostra, l’unico vero problema del primo cittadino di Firenze è proprio il capoluogo toscano, dove si vota nella prima parte della primavera del 2014.

Le indecisioni di Matteo
Se il governo cade prima Renzi va al governo. Se l’esecutivo scavalla quella data, e i 18 mesi dati da Re Giorgio Napolitano a Enrico Letta lo lasciano supporre, Renzi va a casa. Anzi, resta a Palazzo Vecchio. Da qui il valzer – stucchevole a questo punto – del “vorrei ma non posso”, condito da un improbabile ultimatum: “Se mi fanno arrabbiare faccio il segretario del partito”. All’asilo trovi gente più seria. Ma siccome il tira e molla con il partito finisce con l’attirare l’attenzione solo e soltanto dei piddini, con contorno di irata risposta del solito Beppe Fioroni, meglio provare a duellare con Silvio Berlusconi, proponendo alla sinistra un anti berlusconismo in salsa renziana. Che si esplicita in un costante controcanto alle affermazioni del Cav, senza un vero perché. Una genialata, direbbe qualche comico molto amato dal pubblico televisivo. E così se l’ex premier promette fedeltà al governo Letta, magari con un occhio ai processi che lo riguardano, convinto che possa portare a casa la riforma istituzionale con l’elezione diretta del capo dello Stato, il sindaco di Firenze scuote un Pd piuttosto intimidito e si mostra pronto a sbarrare la strada a questo disegno, ribadendo che la vera priorità degli italiani è una nuova legge elettorale. Che farebbe tanto comodo anche a lui, nel caso di voto anticipato.

Le intenzioni di Silvio
“E’ importante che ci siano le due parti che sostengono il governo”, dice il Cavaliere in un’intervista rilasciata a diverse tv locali romane in onda ieri sera, “e che possano varare la riforma della Costituzione che possa portare il nostro paese alle elezioni diretta del capo dello Stato e poi a un primo ministro che abbia gli stessi poteri dei suoi colleghi delle altre democrazie occidentali. Siamo riusciti a mettere insieme il centrodestra e il centrosinistra”, spiega Berlusconi, “ponendo fine a una lunga guerra fredda, ad una guerra civile. Abbiano un governo forte che può fare quelle riforme e che una sola parte non poteva fare”, aggiunge il leader del Pdl. Grazie “a questa svolta epocale” di aver messo insieme centrodestra e centrosinistra ora l’Italia, prosegue, si trova con “un governo forte anche nei confronti con l’Europa”. Parole che sembrano rassicurare la tenuta dell’esecutivo, minacciata nelle ultime ore dalle voci di una crescente tentazione di rottura da parte del Pdl legata alle crescenti difficoltà giudiziarie di Berlusconi.

Oltre il partito dei giudici
“Nonostante tutto quello che mi è stato buttato addosso in ambito giudiziario, abbiamo mantenuto il timone dritto, sostenendo questo governo in cui abbiamo riposto molte speranze e che è frutto finalmente dopo tanti anni di collaborazione tra centrodestra e centrosinistra”, ribadisce poi nel corso di un colloquio con un’altra emittente locale. “Spero proprio che questa collaborazione possa portare a un governo efficiente, che possa prima dell’estate”, aggiunge, “ varare provvedimenti indispensabili per rilanciare economia e ridare fiducia a imprenditori e famiglie”. Insomma, lavoriamo per il bene del Paese. Ma per Renzi si tratta solo di falsi problemi. A Roma, sostiene il primo cittadino del capoluogo toscano, si occupano di “cose che non riguardano la vita di tutti i giorni, anche adesso il problema sembra essere il presidenzialismo, il semi-presidenzialismo, l’elezione diretta del premier”. Invece “l’unica cosa di cui ci sarebbe bisogno”, afferma il rottamatore del centrosinistra, “è quella di dar certezza con un sistema elettorale come quello dei sindaci, oggi l’unica cosa che conta è veder realizzati dei progetti”. Già, ma quali? Che alla fine abbia davvero ragione Renato Brunetta: “Evidentemente Fonzie-Renzi ha un copione. Da settimane continua ad usare gli stessi spot, gli stessi slogan, le stesse battute. E continua a citarmi a sproposito”. Lo afferma Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera. “Che stia prendendo lezioni di comicita’ da Grillo? Stia attento a non confondere il ruolo del sindaco in perenne campagna elettorale con quello del comico, tra l’altro con un repertorio piuttosto limitato. Basta Fonzie-Renzi, che noia, che barba”. Sul fronte delle riforme istituzionali, da segnalare l’iniziativa di un gruppo di deputati del Pd (Vinicio Peluffo, Roberto Giachetti, Antonio Misiani, Andrea Martella e Sandro Gozi ) che hanno presentato una proposta di legge costituzionale per introdurre il semipresidenzialismo alla francese accompagnato da una riforma della legge elettorale in senso maggioritario a doppio turno.