Silvio si piega al diktat di Salvini. Sì al referendum e al suicidio di Forza Italia. Retromarcia del Cav: ok al quesito sul maggioritario. C’è già il via libera in Sardegna, Lombardia e Friuli

Contrordine, abbiamo scherzato. Silvio Berlusconi cede al diktat di Matteo Salvini e apre al sostegno di Forza Italia, nelle regioni governate dal Centrodestra, al referendum elettorale per abrogare dal Rosatellum la quota proporzionale. Insomma, una resa totale all’azionista di maggioranza della coalizione, dopo che, martedì, era stato lo stesso Cavaliere a dare indicazione di astenersi prima di lasciare formalmente ieri libertà di voto, mettendo seriamente a rischio la battaglia della Lega per il ritorno al maggioritario puro. Una prospettiva, peraltro, che rischia di esporre Forza Italia, ormai superata secondo molti sondaggi persino dal partito di Giorgia Meloni, al rischio di un vero e proprio suicidio politico-elettorale. E nemmeno le parole della capogruppo azzurra alla Camera, Mariastella Gelmini, bastano a spiegare le ragioni della decisione last minute del partito del Cav.

LA RITIRATA. “Forza Italia ha una sua posizione distinta sulla legge elettorale e mantiene i dubbi sulla costituzionalità e sulla governabilità di questo referendum – spiega l’ex ministra -. Ma per non spaccare il Centrodestra abbiamo convenuto di dare il nostro via libera al quesito presentando però, contestualmente, nei Consigli regionali interessati anche un ordine del giorno che riassuma la nostra linea, che è a favore di una legge elettorale nazionale che conservi una quota di proporzionale. In Parlamento presenteremo la nostra proposta”. Insomma, un via libera condizionato.

Peccato il referendum non possa recepire l’ordine del giorno di Forza Italia, limitandosi ad abrogare, e non a modificare né a riscrivere, parte della legge vigente. Intanto, la giravolta di Berlusconi spiana la strada al quesito della Lega nelle prime tre Regioni: Sardegna, Lombardia e Friuli hanno formalizzato la richiesta per indire la consultazione popolare. Stallo totale, invece, ancora fino alla tarda sera di ieri, in Abruzzo: l’intoppo si è creato in commissione, dove ieri è mancato il numero legale, in assenza del presidente, che ha impedito la presentazione dell’ordine del giorno annunciato dalla Gelmini. E la vice presidente, Sara Marcozzi (M5S), ha aggiornato la seduta al primo ottobre, oltre il termine del 30 settembre da rispettare perentoriamente per poter celebrare il referendum, Costituzione alla mano e come vorrebbe Salvini, tra il 15 aprile e il 15 giugno del prossimo anno.

L’epilogo, però, nonostante la giravolta di Berlusconi non è scontato. Delle altre tre Regioni di Centrodestra, il risultato, oltre che in Abruzzo, resta incerto anche in Liguria, governata dall’ex FI e ora vicino a Salvini, Giovanni Toti. Dopo la bocciatura in commissione, i numeri restano ballerini anche in Aula dove le speranze di ottenere un via libera sono ridotte al lumicino.