Sisto: “Renzi non è il Messia ma l’Italicum

di Vittorio Pezzuto

«Con questo avvicendamento interno alla guida del governo, il Pd ha voltato pagina in maniera solo apparente. Il quadro politico della maggioranza resta identico al precedente, con le medesime contraddizioni interne» osserva il forzista Francesco Paolo Sisto, presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera. «Certo, col nuovo premier avremo un linguaggio e un look differenti: sloganistico, veloce, senza giacca. Andranno però valutati i fatti, non le parole. Anche perché quando si parte da un knock-out fuori dal Parlamento (perché consumato, come s’è visto, nelle stanze di un partito) per trovare la piena legittimazione occorre dimostrare di essere davvero un campione».
Che tipo di atteggiamento avrete nei suoi confronti?
«Saremo un’opposizione responsabile, attenta e curiosa. Pronti a collaborare se farà il bene del Paese ma sapendo fin d’ora che non si tratta certo del Messia. Non siamo disponibili a fare sconti qualora a questa ebbrezza comunicativa non dovessero corrispondere profonde riforme di sistema e provvedimenti decisivi per il rilancio dell’economia del nostro Paese».
Renzi ha promesso una riforma al mese. Si è trattato dell’ennesima sparata?
«Mi sembra che questo annuncio abbia più che altro una valenza sul piano della comunicazione. Lo considero una rappresentazione plastica di come si possa coniugare quel principio del “presto e bene” sul quale non possiamo non essere d’accordo. Speriamo ce la faccia. ».
Non c’è il rischio di ritrovarsi nuovamente con le Camere perennemente impegnate nel conversione di decreti legge?
«Spero proprio che queste riforme nascano ogni volta da un approfondito esame parlamentare. Chi critica l’eccesso della decretazione d’urgenza non ha davvero tutti i torti. Il governo Letta ne ha fatto un pessimo uso e non va dimenticato che l’episodio della “ghigliottina” attuata dal presidente Boldrini va addebitato proprio alla scarsa prudenza di quell’esecutivo».
Nel frattempo la crisi di governo ha allungato dell’approvazione dell’Italicum, di cui peraltro lei è relatore.
«Sbagliato. Questa situazione dilata ovviamente tutti i tempi ma se faccio due conti mi aspetto che la riforma possa essere discussa e votata in aula già alla fine della prossima settimana. È però importantissimo che non venga annacquata. La legge elettorale, frutto dell’accordo tra Berlusconi e Renzi, punta alla governabilità e funziona: anche l’ormai famoso algoritmo, che stabilisce il rapporto tra voto e seggi, può non piacere perché legato ad un meccanismo fortemente bipolarista, ma è senza dubbio efficace dal punto di vista tecnico. Il problema è che qualche piccolo partito sta confondendo il ‘dispiacere’ rispetto al meccanismo con il ‘non funzionamento’ della legge. Non è un mistero che Ncd abbia sottoscritto il testo base senza una vera adesione politica, riservandosi di avanzare tutte le modifiche possibili e immaginabili, a cominciare dalla candidatura multipla, piccolo problema di piccolo partito ma totalmente privo di interesse per gli italiani».
Alfano e i suoi stanno però puntando i piedi: vogliono che le riforme istituzionali vengano approvate prima di quella elettorale.
«Nelle corso delle trattative per la formazione del governo, Renzi deve affrontare uno dei nodi più difficili. Ha già stipulato un accordo preciso con Berlusconi per l’affermazione di un chiaro sistema bipolare eppure è costretto a trattare con formazioni politiche che cercheranno in ogni modo di ostacolare questo processo. Lo definirei una sorta di contrappasso: sostiene una legge che impone ai piccoli partiti di confluire in quelli grandi ma deve formare un esecutivo in cui un grande partito è costretto a trattare con le piccole formazioni. È una contraddizione significativa che dovrà risolvere con grande attenzione».
Dica la verità: una volta approvato l’Italicum stipulerete comunque un’alleanza elettorale con il Nuovo centrodestra?
«Guardi, credo che in politica occorra avere un approccio cattolico: essere sempre pronti al perdono e all’abbraccio, soprattutto nei confronti di persone con le quali si è condiviso un lungo percorso. Perché questo avvenga è però necessario da parte loro un gesto di discontinuità e di pentimento per le scelte fatte. Un’alleanza con Alfano e i suoi è senz’altro la benvenuta ma deve essere il risultato di un percorso politico. Ecco perché mi aspetto che qualcuno di loro lasci il governo e la maggioranza, tornando nelle nostre fila. Non si può stare insieme al Pd in maggioranza e poi allearsi alle elezioni con le forze di opposizione come se non sia successo nulla. In politica, come nella vita, bisogna scegliere con chiarezza da che parte stare».