Soldi e gioielli in cambio di appalti. Trema la sanità del Piemonte. Arrestati quindici tra funzionari e imprenditori. L’ira del viceministro Sileri: “Condotta vergognosa”

Per assicurarsi la buona riuscita della propria azienda nelle gare pubbliche della Sanità piemontese, erano disposti davvero a tutto. Con queste accuse la Guardia di Finanza ha eseguito quindici misure di custodia cautelare a carico di dipendenti pubblici, commissari di gara, agenti e rappresentanti di alcune imprese, accusati a seconda delle posizioni di corruzione, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. Per questo in cinque sono finiti ai domiciliari, per due addetti è stato disposto l’obbligo di dimora, mentre gli altri dovranno presentarsi tre volte a settimana alla polizia giudiziaria. Mazzette, orecchini, pietre preziose e gioielli d’oro, erano le regalie che alcuni imprenditori erano disposti a pagare pur di mettere le mani sulle lucrose gare per la fornitura di camici e medicinali da destinare a tutte le Asl del Piemonte.

L’INCHIESTA. Stando all’inchiesta sull’ennesimo scandalo nella sanità pubblica, a finire nel mirino del procuratore aggiunto Enrica Gabetta e dal pubblico ministero Giovanni Caspani sono stati ben tre appalti per un valore complessivo di 3,5 milioni di euro dai quali è emerso un “collaudato e articolato sistema di interazioni fra soggetti privati e commissari di gara” finalizzato a “truccare le gare d’appalto attraverso la modifica dei relativi capitolati, l’attribuzione di punteggi di favore e la rivelazione di informazioni riservate”. Dopo quasi un anno di lavoro, l’inchiesta partita dopo che gli inquirenti hanno rilevato un ammanco di circa 300mila euro presso l’Azienda ospedaliera universitaria “Città della Salute e della Scienza di Torino”, causato da un costoso prodotto farmaceutico denominato ‘Bon Alive’ (sostituto osseo), segna una nuova accelerata.

Stando alle carte finite nel fascicolo dell’indagine, il metodo per pilotare le gare era semplice ma efficace. Ul collaboratore amministrativo, infatti, modificava le “richieste d’ordine” al Provveditorato del Cto apponendo firme false di altri infermieri, per il reintegro delle giacenze del medicinale che, pur risultando essere stato correttamente pagato, non veniva utilizzato nelle sale operatorie. Curiosamente questo non veniva nemmeno stoccato nel relativo magazzino ma, all’apparenza, spariva nel nulla. In realtà, come accertato dagli inquirenti dopo l’analisi di numerosi documenti acquisiti e dalle evidenze emerse a seguito di indagini tecniche, si è scoperto che era proprio il pubblico dipendente, dopo aver ricevuto il prodotto ordinato, che lo riconsegnava alla rappresentante dell’azienda che lo aveva fornito così che questa poteva rivenderlo due volte.

M5S ALL’ATTACCO. Una vicenda dolorosa, specie alla luce della pandemia che tanti danni sta creando all’Italia, per la quale si è indignato il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri (nella foto). Quest’ultimo, commentando l’operazione della Guardia di Finanza di Torino, ha detto che è emerso “un sistema di appalti truccati nelle gare delle Asl piemontesi con frodi nelle forniture pubbliche e gravi episodi di corruzione”. Accuse pesanti che, spiega il grillino su Facebook, se verranno “confermate, la risposta dovrà essere rapida e durissima nei confronti dei responsabili” perché “in un momento così delicato, in cui tutti siamo chiamati a fare la nostra parte a supporto del Servizio sanitario nazionale, è vergognoso che ci siano dipendenti pubblici che mettano in atto condotte del genere, per di più ai danni di chi deve tutelare la salute dei cittadini”.